Coronavirus, le categorie lombarde mobilitate. “Garantire sicurezza o sarà astensione”

in UFFICIO STAMPA

Lattuada, Cgil Lombardia: “Vigileremo ogni posto di lavoro”

 

Hanno chiesto un incontro urgente alla Regione appena preso atto degli ultimi provvedimenti governativi. Cgil Cisl Uil della Lombardia avevano chiesto la sospensione di tutte le attività non essenziali, ma così non è stato.

E allora si seguono i dettami del DPCM 11 marzo 2020, per dare attuazione a quanto previsto al punto 9, ovvero la ricerca di un accordo tra le organizzazioni datoriali e sindacali che definisca le modalità di attuazione delle misure di sicurezza, la sospensione immediata delle attività nelle aziende che non sono in grado di realizzare tali misure, l’identificazione delle aziende che, per la loro attività e produzione di beni e servizi, sono da considerarsi indispensabili nella attuale situazione di grave e crescente emergenza sanitaria e, come tali, da non sospendere.

Troppi i lavoratori e le lavoratrici ancora costretti a uscire di casa per lavoro, spesso senza che le aziende garantiscano dispositivi e norme di sicurezza adatti ad affrontare l’emergenza. Fioccano scioperi in tutta la regione. A Mantova le 450 lavoratrici della Corneliani hanno incrociato le braccia in massa, ma proteste simili nascono e si diffondono nel milanese, nel bresciano, nelle valli.

I metalmeccanici lombardi avevano già reso nota la loro posizione: chiudere, o almeno rallentare al massimo la produzione. Non c’è stato verso. Ed ecco che dal minuto successivo alla presentazione del decreto, lavoratrici e lavoratori hanno gridato a voce ancora più alta. La Fiom Cgil di Milano parla di scioperi alla Scotsman Ice di Pogliano Milanese, alla Bitron di Cormano, alla Electrolux di Solaro e non solo.

Non solo i metalmeccanici, anche i chimici/tessili/farmaceutici e gli alimentaristi hanno preso posizione per chiedere la salvaguardia della sicurezza. Il monito alle aziende è: rispettate le regole, o sarà l’astensione dei lavoratori a far chiudere la produzione. Gli edili? “Se necessario, chiudere i cantieri”.

I sindacati dei trasporti chiedono di rivedere il servizio. “Sarebbe necessario rimodulare il trasporto pubblico in una complessiva drastica riduzione delle attività produttive”, segnalano Filt, Fit, Uilt. “La rimodulazione del servizio dovrebbe avere come perno la garanzia del servizio mattutino nelle fasce (oggi allargate) d’ingresso nelle aziende e del servizio pomeridiano nelle fasi di chiusura delle aziende, con l’unico obiettivo di garantire lo spostamento dei lavoratori adibiti ai soli servizi ritenuti essenziali”. Per il trasporto merci la richiesta è quella di una distinzione netta tra merci indispensabili e non.

Nel frattempo si lavora agli accordi sugli ammortizzatori sociali. Il Patto per lo Sviluppo della Lombardia ha siglato l’accordo sulla cassa in deroga, ma si attendono le nuove imminenti disposizioni governative.

Sono ore drammatiche per la regione e per il paese. “Affermare ‘prima la salute’ significa fermare l’economia della regione. Fermare per ripartire più forti”. Così la segretaria generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada in un videomessaggio. “Critichiamo l’ultimo dpcm, non è pensabile dividere tra chi può stare a casa e chi deve andare a lavoro, gomito a gomito, spesso già senza misure di sicurezza. Siamo vicini a chi chiede a gran voce di stare a casa, vigileremo ogni posto di lavoro”.

Intanto è atteso l’incontro tra le confederazioni nazionali di Cgil Cisl Uil e il Presidente del Consiglio Conte.