Coronavirus, sindacati dei trasporti: rivedere il servizio, distinguere le merci

in UFFICIO STAMPA

 

Il DPCM dell’undici marzo 2020 lascia di fatto al sistema delle imprese il giudizio finale su cosa e come produrre e sta già portando ad una serie di conseguenze pericolose”, così una nota Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti della Lombardia.

“Già nella nota delle segreterie confederali lombarde di Cgil Cisl Uil, inviata questa mattina, si chiede perentoriamente che la “cabina di regia regionale” sia il luogo utile a favorire accordi che generino davvero una significativa riduzione delle attività produttive, tenendo conto sia dell’emergenza sanitaria che delle attività indispensabili e di pubblica utilità. Mentre nei settori dei trasporti ci sono ancora aziende che si ostinano a svolgere lavorazioni non indispensabili. L’abbiamo già chiesto, lo ribadiamo con forza: è una questione di priorità ed in questo momento drammatico del paese, il primo obiettivo da raggiungere è quello della garanzia della salute pubblica. Questo risultato è raggiungibile solo se si capisce, tutti assieme, che occorre: ridurre gli spostamenti delle persone; sospendere tutte quelle attività anche produttive che a tutta evidenza non risultano indispensabili in questa fase di emergenza e che, di una quota parte degli spostamenti delle persone, sono direttamente o indirettamente causa.

Crediamo sia sbagliato e pericoloso lasciare invariata l’offerta di trasporto pubblico locale, sia ferro che gomma, assistiamo sul territorio lombardo a comportamenti disomogenei. Al contrario sarebbe necessario rimodulare il trasporto pubblico in una complessiva drastica riduzione delle attività produttive. La rimodulazione del servizio dovrebbe avere come perno la garanzia del servizio mattutino nelle fasce (oggi allargate) d’ingresso nelle aziende e del servizio pomeridiano nelle fasi di chiusura delle aziende, con l’unico obiettivo di garantire lo spostamento dei lavoratori adibiti ai soli servizi ritenuti essenziali.

Nella rimanente parte della giornata, anche per evitare che i mezzi pubblici diventino un veicolo di spostamento per irresponsabili che, senza nessuna giustificazione, lascino la propria abitazione, dovrebbe cessare il modello tradizionale di trasporto pubblico ed essere sostituito da servizi a chiamata sulla falsariga di modelli già presenti in alcune grandi città. Siamo consapevoli che il traporto delle merci nelle condizioni in cui siamo è di vitale importanza (derrate alimentari, merci deperibili, carburanti, medicinali e quanto già previsto dall’art. 7 del contratto nazionale del Trasporto Merci e Logistica).

Ad oggi il DPCM e gli allegati consento il trasporto di qualsiasi merce sovraccaricando il sistema di trasporti e esponendo i lavoratori e i clienti a rischi evitabili. Molte aziende non forniscono neppure i Dispositivi di Sicurezza che il sindacato confederale sta richiedendo da giorni e non hanno azzerato il contatto con i clienti. È necessario un intervento che con chiarezza faccia una distinzione della merce indispensabile da trasportare ed è indispensabile che le imprese non sovraccarichino i lavoratori. Se queste richieste non verranno accolte il sindacato Confederale con il senso di responsabilità che molte aziende non stanno dimostrando agirà a tutela dei lavoratori.

Nel settore del trasporto aereo chiediamo un’ulteriore ridimensionamento del personale impiegato che in queste ore è costretto a recarsi sul posto di lavoro mentre assistiamo alla desertificazione degli aeroporti. Con molte aziende siamo già impegnati a concordare gli ammortizzatori sociali che ci garantiscano di andare in questa direzione. La cessazione delle attività produttive non necessarie e l’implementazione vera dello Smart Working sono le precondizioni affinché si possa garantire il minor numero possibile di spostamenti delle persone e, conseguentemente, si possa garantire il minor numero di contagi possibili.

Chiediamo che Regione Lombardia, il Governo e le autorità competenti ascoltino queste richieste che arrivano dai lavoratori dei trasporti e contemporaneamente occorre applicare il DPCM: “Protocolli di sicurezza anti-contagio” e, laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro come principale misura di contenimento, con adozione di strumenti di protezione individuale” per tutti i settori dei trasporti. Al venire meno di queste condizioni qualsiasi genere di attività produttiva (ivi comprese quelle di trasporto passeggeri o merci) non potrà essere garantita. In questo contesto, al fine di evitare comportamenti non in linea con gli standard di sicurezza previsti, occorre stabilire, a livello regionale quali siano le dotazioni strumentali e i presidii di massima sicurezza e le modalità organizzative che ogni impresa deve garantire per la salute dei lavoratori, in mancanza delle quali è obbligata la sospensione dell’attività. Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti oltre a essere al fianco dei lavoratori che stanno garantendo la continuità dei servizi essenziali per i cittadini sono fortemente impegnate a sostenere il messaggio più importante: prima la salute.