Spesa sanitaria regionale, Vangi (Cgil Lombardia): “La relazione della Corte dei Conti certifica un modello organizzativo sbagliato. Ora si usino i fondi per implementare l’assistenza domiciliare”

in UFFICIO STAMPA, Welfare e Sanità

 

Secondo la Corte dei Conti, Regione Lombardia non ha utilizzato come avrebbe dovuto i fondi ricevuti per la spesa sanitaria evidenziando “i non soddisfacenti livelli di realizzazione della spesa finanziata con i fondi finalizzati Covid (56%)”. Inoltre rileva “come l’elevata immobilizzazione delle risorse ponga dei seri dubbi perché sembrano così sottratte al raggiungimento degli obiettivi di salute loro propri”. Il fondo cassa della sanità regionale ha raggiunto al 31 dicembre 2021 la cifra di oltre 9 miliardi di euro, in forte crescita rispetto all’anno precedente (un miliardo e trecento milioni).

La segretaria della Cgil Lombardia Monica Vangi rileva, per esempio, come sul capitolo assistenza domiciliare integrata (Adi), “che tanto sarebbe stata d’aiuto in fase pandemica”, la Regione Lombardia non sia riuscita a spendere le risorse messe a disposizione dal Governo.

La Regione ha ricevuto dallo Stato (DL 34/2020) circa 28 milioni di euro da destinare all’Assistenza Domiciliare, ma ha usato solo 2 milioni di euro.

La destinazione delle risorse ADI è vincolata alle strutture pubbliche che gestiscono direttamente il servizio. Regione Lombardia non ha usato tutti i finanziamenti a disposizione perché la gestione dell’assistenza domiciliare è quasi totalmente erogata da soggetti privati. In Lombardia l’Adi è affidata a strutture pubbliche solo in 5 piccoli territori.

Vangi denuncia: “Il modello organizzativo lombardo, basato sulla commistione tra pubblico e privato, dove il privato risulta quasi monopolista nella gestione di moltissimi servizi, ha quindi influito negativamente in un momento gravissimo come quello della pandemia”.

“Proprio in questi giorni abbiamo discusso di assistenza domiciliare con l’assessorato al Welfare – aggiunge la segretaria Cgil -. Entro agosto le regioni dovranno assumere i nuovi criteri di accreditamento per l’erogazione dell’Adi. L’auspicio è che Regione Lombardia indichi alle Asst di attivare con urgenza la gestione diretta del servizio, anche attraverso l’utilizzo  dei 26 milioni rimasti inutilizzati”.

“Questo è solo un esempio dell’inefficienza che il modello lombardo porta in dote. Altro che eccellenza, siamo di fronte alla necessità di ripensare l’intero sistema sanitario regionale”.

“Con l’approvazione della legge regionale 22 nel dicembre 2021 si è persa un’occasione d’oro per imboccare una strada diversa e dare risposte all’ormai insostenibile condizione che i cittadini lombardi denunciano ogni giorno”.