Sovrattassa su permessi di soggiorno. La protesta continua. Cgil e Inca si rivolgono ai cittadini
(fonte: www.inca.it) La Cgil e l’Inca si rivolgono ai cittadini chiedendo loro una firma per sostenere la protesta contro l’ulteriore contributo sui permessi di soggiorno, bocciato dal Tar del Lazio, ma reintrodotto dal Consiglio di Stato, su richiesta del Governo. “Pagare le tasse è un preciso dovere morale, ma nello stesso tempo bisogna affermare che questo dovere morale deve rispondere al principio di equità misurata da parametri oggettivi e soggettivi”.
E’ quanto affermano Cgil e Inca in un appello contro la decisione del Consiglio di Stato, su richiesta del governo, di sospendere la sentenza del Tar del Lazio, con la quale era stato cancellato l’ulteriore contributo, che va dagli 80 ai 200 euro, sul rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno.
Secondo il sindacato e il Patronato, i migranti regolarmente presenti in Italia devono avere “requisiti molto selettivi per avere la garanzia di continuità di soggiornare legalmente nel territorio nazionale. Questo viene vissuto con grande senso civico e di responsabilità; di conseguenza diventa incomprensibile essere tassati per un dovere che viene richiesto dallo Stato e cioè la verifica dei requisiti di regolarità che si realizza con la presentazione della pratica di rinnovo del titolo di soggiorno”.
>“E riconosciuto da tutti il contributo dei migranti alla fiscalità generale e alle casse previdenziali, spesso di gran lunga maggiore rispetto a quanto ne usufruiscono in termini di servizi, prestazioni e rendita pensionistica”. La stessa Corte di Giustizia europea ha riconosciuto le ragioni di questo ricorso e successivamente il Tar del Lazio ha abolito questa ingiusta tassa introdotto nel 2012.
L’appello, che ha già raccolto le adesioni di Arci nazionale e Lunaria Ugl, si conclude con la richiesta rivolta al Governo e al Parlamento “di adoperarsi anche attraverso gli opportuni interventi amministrativi e legislativi per riconoscere l’esito e i principi della sentenza della Corte di Giustizia Europea”.