Regione Lombardia all’attacco del SSN: colpito il diritto alla salute

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La CGIL Lombardia, insieme a SPI e FP, esprime forte preoccupazione per un recente provvedimento di Regione Lombardia, che conferma una deriva ormai evidente: lo smantellamento progressivo del Servizio Sanitario Nazionale nel suo carattere pubblico e universalistico.

La delibera n. 4986 del 15 settembre 2025, non soggetta a pubblicazione ufficiale, apre la possibilità per le aziende sanitarie pubbliche di sottoscrivere convenzioni con fondi sanitari integrativi, mutue e assicurazioni. Una scelta che, di fatto, trasforma lo strumento integrativo in una funzione sostitutiva del SSN, alterando radicalmente la natura stessa del sistema sanitario pubblico regionale.

Liste d’attesa infinite e personale insufficiente, ma la Regione ignora le cause reali

Regione Lombardia giustifica il ricorso crescente alla sanità integrativa con le preferenze della cittadinanza, evitando però di affrontare i problemi reali che spingono le persone verso il privato: liste d’attesa interminabili e carenza cronica di personale sanitario. Medici, infermiere e operatori sono già sottoposti a carichi di lavoro insostenibili, destinati ad aumentare se dovranno assicurare anche le prestazioni per fondi e assicurazioni.

Una strategia che favorisce il privato con risorse pubbliche

A questo si aggiunge la delibera n. 5057 del 29 settembre 2025, con cui Regione Lombardia annuncia l’impossibilità di garantire gli obiettivi sulle liste d’attesa e decide di stanziare ulteriori 10 milioni di euro del SSN in favore del privato accreditato, anche non contrattualizzato, per assicurare prestazioni e ricoveri non garantiti dal pubblico.

Una contraddizione evidente: da una parte si sostiene che il pubblico non riesce a soddisfare la domanda per motivi organizzativi e di personale, dall’altra lo si indebolisce ulteriormente, destinando risorse al privato.

Un modello sanitario sempre più diseguale

Il disegno che emerge configura un sistema di accesso alla salute fondato sul reddito:

  1. chi può permettersi di pagare;

  2. chi può contare su fondi integrativi, mutue e assicurazioni;

  3. chi resta affidato al SSN, con minori garanzie di accesso e tempi più lunghi.

Una deriva inaccettabile, che restringe gli spazi prenotabili nel pubblico per favorire percorsi riservati a chi dispone di maggiori risorse economiche, spingendo verso un sistema sanitario “all’americana” e sempre meno universalistico.

Difendere i pilastri della sanità pubblica

Queste scelte mettono a rischio:

  • il diritto alla salute uguale per tutte e tutti,

  • la valorizzazione del personale sanitario,

  • la responsabilità pubblica nella tutela della salute,

  • i principi costituzionali su cui si fonda il SSN.

La Lombardia, ancora una volta, si configura come un laboratorio nazionale per la privatizzazione della sanità, in linea con orientamenti governativi che puntano a ridurre l’intervento pubblico nel settore sanitario.

La CGIL Lombardia continuerà a contrastare questo smantellamento progressivo del Servizio Sanitario Nazionale e a difendere una sanità pubblica fondata sulle persone, sull’universalità delle cure, sull’equità e sulla giustizia sociale.