Nota della Cgil Lombardia su obbligo vaccinale e Green pass

in Salute e Sicurezza sul lavoro, UFFICIO STAMPA

Domande e risposte in merito alla posizione della Cgil sulla campagna vaccinale e sul Green Pass

 

In che modo la Cgil intende proteggere i lavoratori dal rischio contagio?

Lo facciamo applicando in tutte le aziende i protocolli Covid-19 che derivano da un accordo sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil con i datori di lavoro e con il governo, validati dalle autorità sanitarie e resi vincolanti all’interno di norme di legge.
Questi prevedono l’obbligo dell’adozione di quelle procedure, dispositivi e modalità organizzative del lavoro considerate dall’autorità sanitaria necessarie ed allo stesso tempo adeguate per affrontare e prevenire il rischio contagio.

In assenza del rispetto delle procedure previste l’attività lavorativa non può proseguire.

Come la Cgil intende agire per promuovere la vaccinazione generalizzata?

Come Cgil, da quando sono disponibili i vaccini, siamo impegnati a promuoverne l’assunzione in ogni occasione possibile. La CGIL ha sempre indicato nella vaccinazione non solo una opportunità ma un atto di responsabilità verso la salute pubblica e verso la collettività.
Abbiamo inoltre concordato con aziende, governo e autorità sanitaria, con l’aggiunta di pareri chiari e stringenti da parte del Garante della Privacy, un protocollo per la vaccinazione in azienda.

Su questo punto in particolare, nonostante le dichiarazioni iniziali, non è stata avviata nessuna vaccinazione generalizzata nelle aziende. Per scelta delle stesse, come è noto e per la carenza strutturale nell’approvvigionamento dei vaccini.

Come la Cgil intende agire per rendere obbligatorio il vaccino contro il Covid 19?

Non è disponibile per il sindacato alcuna azione ulteriore, al di fuori di quanto già attivato. La questione è competenza esclusiva del legislatore. Come già ampiamente è chiaramente affermato da tempo, la Cgil non sarebbe contraria ad un provvedimento che renda obbligatorio il vaccino. Sarebbe l’unica possibilità prevista dalla Costituzione per istituire un trattamento sanitario obbligatorio.

Come la Cgil intende agire per determinare l’obbligo vaccinale come condizione per aumentare la prevenzione in azienda?
La questione potrebbe essere affrontata in maniera relativamente facile. È necessario innanzi tutto definire il contagio come un rischio specifico legato all’organizzazione e allo svolgimento dell’attività lavorativa (responsabilità del datore di lavoro).

Quindi definire la vaccinazione come un’azione preventiva (come è, ad esempio, attualmente, il vaccino antitetanico).
Essendo però il vaccino un trattamento sanitario, occorre (come è per il vaccino antitetanico), un provvedimento di legge che ne autorizzi l’obbligo (competenza esclusiva del legislatore).

Non sarebbero sufficienti per questo fine, una FAQ sul sito del Governo, un atto unilaterale aziendale e nemmeno un accordo sindacale che sarebbe illegittimo e del tutto inefficace.
A quel punto, con il rischio specifico definito e la norma di legge promulgata, rischio e azione preventiva vanno inseriti nel DVR, determinando un obbligo per il lavoratore al quale viene contestualmente garantito il diritto alla gratuità e all’intervento del SSN (responsabilità del datore di lavoro previa consultazione del RLS ed eventualmente l’intervento dell’autorità sanitaria).

Anche in questo caso, se ci fosse un provvedimento di questo tipo, come già ampiamente affermato, non ci sarebbe nessuna opposizione da parte sindacale. Come è semplice vedere, non è uno scaricabarile. È banalmente una questione di competenze esclusive.

E sul Green Pass?

Come noto, il Green Pass si può ottenere anche tramite l’esito negativo di un tampone effettuato da soggetti autorizzati.
Adeguando il protocollo nazionale Covid 19 vigente con l’introduzione di un tampone periodico, il cui esito negativo garantirebbe lo stato di salute (molte aziende hanno garantito a lungo la possibilità di eseguire tamponi per i dipendenti, gratis o a prezzi concordati, non essendo obbligatori), si potrebbe superare la questione dell’obbligo vaccinale. È bene ricordare che il protocollo Covid 19 può essere modificato dai firmatari di quello in vigore e cioè sindacato, aziende e governo, con l’appoggio “tecnico scientifico” delle autorità sanitarie (ISS). Anche in questo caso non ha sufficiente valore una FAQ sui siti del governo oppure un atto aziendale unilaterale di obbligo di Green Pass con sanzione. In questo caso, come per i dispositivi di protezione, la sanificazione periodica dei locali, i distributori di gel per le mani ecc. anche il tampone dovrà essere a carico delle aziende come già per tutti i provvedimenti atti alla salute e sicurezza sul lavoro.

Che valore può avere un accordo sindacale che indichi un obbligo vaccinale con relative sanzioni?

Nessun valore e sarebbe totalmente illegittimo e impugnabile da qualsiasi lavoratore che non sarebbe in nessun modo impegnato a rispettarlo.
Non va perciò sottoscritto a nessun livello in assenza di una legge che disponga tale obbligo.