Il Tribunale di Bergamo rinvia alla Corte di Giustizia Ue il requisito di 10 anni di residenza per accedere al reddito di cittadinanza

in Migrazioni, UFFICIO STAMPA

 

 

Per il Tribunale di Bergamo (giudice dott.ssa. Giulia Bertolino) richiedere anche ai titolari di protezione internazionale 10 anni di residenza in Italia per accedere al Reddito di Cittadinanza è in contrasto con il diritto europeo. Sulla questione deciderà la Corte di Lussemburgo.

La vicenda giunta all’esame del Tribunale lombardo riguarda un titolare di protezione residente in Italia da poco meno di 10 anni al momento della domanda di RDC, sposato in Italia e con figli nati in Italia: il suo caso – per il quale si era rivolto alla CGIL di Bergamo ed è poi stato assistito in giudizio dagli avvocati Alberto Guariso, Ilaria Traina e Giovanna Maggi di ASGI – è una dei moltissimi che hanno interessato i cittadini stranieri che avevano presentato domanda pur in assenza del requisito previsto dalla legge (10 anni di residenza anche non continuativi, di cui gli ultimi due continuativi prima della domanda) e che si sono visti poi revocare la prestazione: secondo i dati forniti dall’INPS si tratta di più di 100.000 richiedenti.

Secondo il Giudice di Bergamo il requisito contrasta con la direttiva 2011/95 che garantisce ai titolari di protezione internazionale la parità di trattamento con i cittadini italiani nelle prestazioni di assistenza sociale e nell’accesso ai servizi : un requisito così lungo, che non può essere fatto valere da piu della metà dei rifugiati attualmente residenti in Italia, viola infatti l’obbligo di parità di trattamento previsto dalla direttiva; inoltre non risponde neppure ad alcuna ragionevole motivazione non avendo lo Stato interesse a escludere da un percorso di inserimento persone bisognose che hanno una presenza stabile in Italia e sono comunque titolari di un permesso a tempo indeterminato.

Ora sulla questione dovrà quindi pronunciarsi la Corte di Giustizia Europea, mentre anche la Corte Costituzionale si pronuncerà a breve sullo stesso requisito dei 10 anni (riferito però in quel caso ai cittadini europei) a seguito del rinvio disposto dalla Corte d’Appello di Milano.
Anche la Commissione nominata dal precedente governo per formulare proposte di riforma del RDC e presieduta dalla professoressa Chiara Saraceno aveva proposto la forte riduzione del requisito.

ASGI e CGIL Bergamo, con il sostegno di CGIL Lombardia, che hanno seguito, assieme a numerose associazioni del terzo settore, la vicenda degli stranieri esclusi dal Reddito di Cittadinanza chiedono che il Governo e Parlamento, senza necessità di prolungare ulteriormente questa fase di incertezza, pongano mano a un requisito fortemente sospetto di illegittimità (come dimostrano i due rinvii alle Alte Corti) e comunque inutile, che esclude persone bisognose dalla possibilità di accedere a un percorso di uscita dalla marginalità.