Gli infortuni mortali non sono mai solo numeri

in Salute e Sicurezza sul lavoro

I dati, le cause, le responsabilità politiche e morali di uno stillicidio che trascina la Lombardia nelle peggiori classifiche

 

Gli infortuni mortali nei luoghi di lavoro non sono mai solo numeri. Ogni infortunio mortale corrisponde ad una vita persa, ad un lavoratore che non rivedrà più il domani e i suoi cari. Condizione che produce dolore e senso di smarrimento in chi è costretto a vivere l’evento luttuoso in modo inaspettato e violento. E spesse volte anche il corpo del familiare che vive l’episodio nefasto ne subisce conseguenze talvolta fatali, anche se in modo non immediato. La violenza improvvisa è sopraffacente, è tale che opprime il senso dell’umanità e il valore stesso dell’essere umano, che quando è posto nella responsabilità di imprenditori con scarsa cultura del lavoro assume la stessa valenza di un ingranaggio nel processo produttivo.

Una prima riflessione è sulle responsabilità morali e politiche. Farsi carico delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è solo un valore etico del lavoro, della dignità della persona? E’ compito solo del sindacato? perché la politica e la società non se ne fanno carico?

I numeri però servono, insieme alla pìetas i numeri sono necessari ad analizzare i fenomeni, servono a creare le condizioni per elaborare procedure e norme tendenti a migliorare le condizioni di prevenzione e ipotizzare nuovi investimenti in salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.  E allora su questo versante occorre registrare innanzitutto, ad oggi, i 41 morti per causa di lavoro occorsi in Lombardia (dato al 2 settembre). A tal proposito va sottolineata una situazione alquanto fastidiosa e sgradevole, che da diverso tempo CGIL Lombardia  evidenzia in sede di Tavolo istituzionale regionale. Infatti il confronto tra i dati forniti dall’assessorato Welfare di Regione Lombardia e INAIL, che sono i principali soggetti che esercitano il controllo e la registrazione degli eventi infortunistici,  è molto eloquente mettendo in evidenza dati alquanto discordanti: nel 1° semestre 2019 INAIL registra ben 88 infortuni mortali (+ 4,35%) in Lombardia (di cui 62 in occasione di lavoro e 26 in itinere), contro i 41 attuali ufficializzati dal RRIM (registro regionale infortuni mortali). Quindi i lavoratori morti per causa di lavoro, allo stato dei fatti, sono sicuramente molti di più di quanti non ne indichi il registro di Regione Lombardia. Sul piano regionale, relativamente al mese di agosto, il dato evidenziato dall’assessorato welfare al 31 luglio indica comparativamente un incremento di circa il 25%. Se tale trend dovesse confermarsi, e auspichiamo un arresto dello stillicidio in atto, il dato a fine anno assumerebbe un valore a dir poco catastrofico.

 

Una prima analisi sulle cause

Ci sono sicuramente alcune cause scatenanti, tra le tante, che necessitano una sottolineatura. Il mese di agosto è ritenuto da taluni imprenditori, che svolgono attività lavorativa anche in tale periodo, un mese “tranquillo” per quanto concerne la vigilanza nei luoghi di lavoro, a tal punto che si allenta ancor più l’attenzione relativa alle procedure di sicurezza e si evita il ricorso agli strumenti di protezione individuale, molte volte complice anche il caldo del periodo estivo. Spesso a ciò si somma l’assenza totale o la cattiva formazione dei lavoratori, accompagnata da un’informazione inesistente sui rischi connessi alla lavorazione da svolgere, obblighi tutti a carico del datore di lavoro. Oltretutto, in molti casi, il rapporto di lavoro è di urgente ed estemporanea necessità da parte dei contraenti. Questi sono i principali fattori che combinati tra loro possono aver determinato l’innesco degli ultimi infortuni e della conseguente impennata che si sta registrando. Fatto straordinario, ma non avulso da un fenomeno che pure tra alti e bassi non ha visto negli ultimi anni una sostanziale diminuzione.

A questo scenario va aggiunto che tutta la materia riguardante la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro è demandata alla responsabilità della Regione. È la politica di chi governa in Lombardia che dovrebbe occuparsi di intervenire con determinazione sul fenomeno degli infortuni investendo risorse per la prevenzione. In primis per  sostenere la necessaria e inderogabile formazione (1), garantendo compiti di controllo e vigilanza pubblica sulla stessa e sugli impianti(2). Vigilanza che al momento è affidata alle Unità operative Prevenzione Igiene e Sicurezza sui luoghi di lavoro delle ATS (ex ASL).

Sono queste le Unità funzionali che in Lombardia fanno del loro meglio, anche con i cosiddetti Piani mirati (3), nelle more di una sempre più esigua dotazione di personale dedicato al servizio.

Ma se la Giunta regionale pensa che gli unici stanziamenti sul settore debbano essere le risorse derivanti dai proventi delle sanzioni comminate alle imprese, allora siamo molto lontani dai temi della responsabilità attribuita alle Regioni e lontanissimi da un vero sistema di prevenzione. Da parte dello Stato dovrebbe esserci l’intervento dell’INL (Ispettorato Nazione del Lavoro) che però non riesce a decollare, facendo di fatto venire a mancare la necessaria vigilanza, che di per sé non sarebbe sufficiente ad evitare tutta l’emergenza infortunistica, ma (come dicono studi di settore) potrebbe essere ridotta almeno del 30%.

Clicca qui per visualizzare i dati RRIM – agosto 2019

 

 

ANALISI ANDAMENTO INFORTUNISTICO NEL 2019 DATI INAIL E REGISTRO REGIONE LOMBARDIA

 

In Italia

Tab. 1 – Denunce d’infortunio con esito mortale per modalità di accadimento

 

Dati nazionali (mese di luglio e 1° semestre 2018/2019)

Modalità di accadimento1 Luglio 2018 Luglio 2019 Gen.-Lug. 2018 Gen.-Lug. 2019
In occasione di lavoro 48 49 414 432
Senza mezzo di
trasporto
47 47 335 340
Con mezzo di trasporto 1 2 79 92
In itinere 24 21 173 167
Senza mezzo di trasporto 20 19 62 72
Con mezzo di trasporto 4 2 111 95
Totale 72 70 587 599

Fonte INAIL

 

1.La classificazione degli infortuni da alcuni anni si distingue in due macro aree:

in occasione di lavoro” dove si collocano tutti gli infortuni capitati durante il lavoro dentro e fuori l’azienda)

in itinere” infortuni capitati nel tragitto casa lavoro con determinati criteri per il suo riconoscimento.

Entrambi si dividono “con o “senza mezzo di trasposto. Nel senso che può avvenire con il mezzo aziendale, se in occasione di lavoro, o mezzo proprio, nel caso di infortunio in itinere, o senza mezzo, cioè a piedi.

 

 

In Lombardia

 

A luglio 2019, l’INAIL rileva 88 denunce di infortunio con esito mortale, 5 in più del 2018., pari a +5,6%

 

Tab. 1.1 – Denunce d’infortunio con esito mortale per modalità di accadimento

Dati Lombardia (mese di luglio e 1° semestre 2018/2019)

Modalità di accadimento Luglio 2018         Luglio 2019 Gen.-Lug. 2018 Gen.-Lug. 2019
In occasione di lavoro 5   8 55 62
Senza mezzo di trasporto 5   8 43 48
Con mezzo di trasporto 1   0 12 14
In itinere 3   3 28 26
Senza mezzo di trasporto 2   3 5 13
Con mezzo di trasporto 1   0 23 13
Totale 8   11 83 88

Fonte INAIL

 

Il Registro regionale degli infortuni mortali in occasione di lavoro, alimentato dal flusso informativo originato dalle ATS lombarde.

 

Tab. 2 – Infortuni mortali accaduti sul lavoro segnalati dalle ATS 2 nell’anno 2019 – dati al 2/9/2019 (Raffronto su dati aggiornati, uguale periodo, gennaio-aprile 2018/2019)

 

ATS N°  Infortuni  mortali
BERGAMO 4
BRESCIA 5
CITTA’ METROPOLITANA DI MILANO 12
INSUBRIA 3
BRIANZA 8
PAVIA 0
VAL PADANA 8
MONTAGNA 1
TOTALE 41

 Fonte REGIONE LOMBARDIA

 

  • Le differenze sugli infortuni mortali tra INAIL e ATS sono da imputare ad alcuni fattori quali: ATS non interviene sugli infortuni in itinere e raramente su quelli in occasione di lavoro con mezzo di trasposto perché avvengono fuori dall’azienda, di norma sulla strada. ATS interviene per luogo di effettivo accadimento, INAIL per residenza, per cui il dato statistico dell’INAIL può rilevare anche accadimenti occorsi a lavoratori con residenza in Lombardia, ma luogo di infortunio (azienda) fuori regione. Inoltre INAIL raccoglie tutti gli infortuni denunciati, poi li classifica come riconosciuti. Per alcuni infortuni mortali ci vuole anche un anno. Un esempio: le denunce di infortunio mortale sono anche quelle per infarto o ictus che INAIL accoglie e ATS no. Poi alla fine molti vengono derubricati da infortunio a malattia in quanto non c’è nesso di causa che correla la patologia al lavoro.