Fermate la guerra. Liberate il Rojava

in Europa e Mondo

La portavoce della comunità curda ha incontrato la Cgil Lombardia e lanciato l’allarme. Lattuada: “Sosterremo in ogni modo una battaglia per la democrazia e la libertà di tutti, non solo del popolo curdo”

 

Hazal Koyuncer è la portavoce della comunità curda a Milano e si sta mobilitando per raccontare le condizioni del suo popolo in Turchia.  Oggi ha incontrato la segreteria della Cgil Lombardia. “Vi porto i saluti delle compagne e dei compagni dell’YPG”, ha esordito.

YPG, Unità di protezione popolare: sono le forze curdo-siriane che per prime si sono opposte all’Isis e lo hanno sconfitto, nella sostanziale inerzia della comunità internazionale. Lo scorso 9 ottobre Il presidente americano Trump ha ritirato il contingente americano dalla Siria lasciando campo aperto all’offensiva turca.  Le bombe cadono sulla regione del Rojava da due settimane tutti i giorni. Quel che è peggio, da far accapponare la pelle, è che da due giorni – ed è la stessa Hazal a raccontarcelo – la Turchia ha cominciato a usare le armi chimiche.

“Lo abbiamo già dimostrato e lo faremo ancora: non ci arrenderemo a nessun fascismo”, ci ha detto Hazal. “L’unico modo per sconfiggerlo è il sostegno internazionale dei popoli. Sarebbe un importante segnale politico se i governi europei smettessero di inviare armi alla Turchia. Questa guerra si fermerà solo col sostegno del resto del mondo”.

Elena Lattuada e Hazal Koyuncuer nella sede della Cgil Lombardia

I curdi chiedono di non essere lasciati soli. Nel nord-est della Siria hanno costruito una civiltà femminista, ecologista, multietnica, ispirata al confederalismo democratico di Abdullah Öcalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan. “Perdere quel presidio di democrazia significa perdere la democrazia per l’umanità intera”, sostiene Hazal. “Il confederalismo democratico basato sulla libera e pacifica autonomia dei popoli potrebbe essere una soluzione politica per tutto il Medioriente”. Pensiamo per esempio all’autodeterminazione delle donne: nessuna è libera quanto le curde. Quanto potrebbero imparare dal Rojava gli uomini e le donne dei paesi confinanti, dove comanda l’estremismo religioso? Imparerebbero per esempio che il patriarcato è ancora un male dei nostri tempi e che “devono sconfiggerlo gli uomini, dentro di sé”, come dice Hazal. 

Stanno cadendo così tante bombe sul Rojava che i curdi hanno chiesto alle associazioni presenti sul territorio di abbandonarlo, il rischio è troppo alto. Dall’inizio degli attacchi, ha raccontato la portavoce, sono stati arrestati 120 attivisti e tanti sindaci che si oppongono alla guerra. In alcune province turche è stato imposto il coprifuoco, alla maniera di Erdogan: non si esce di casa, non c’è luce, non c’è gas, i tetti sono pieni di cecchini. Tra i soggetti politici del paese solo l’HDP, il Partito democratico dei Popoli si sta opponendo ai bombardamenti. Per tutti gli altri il dissenso è vietato. “Il Ministro degli Interni turco – racconta Hazal – ha minacciato di essere in possesso di una lista di persone che non si sono esposte a favore della guerra”. Anzi dell'”operazione di pace”, come Erdogan la definisce. Nel frattempo in Europa Facebook oscura le pagine che in qualche modo sostengono la resistenza curda.

In questo clima nascono manifestazioni di solidarietà come quella dello scorso 14 ottobre a Milano e a Roma, cui la Cgil ha aderito. Il prossimo appuntamento a Milano è la manifestazione di sabato 26 ottobre. Si parte alle 14.30 da Palestro per arrivare ancora una volta sotto il consolato turco.

Si può offrire un sostegno economico per l’acquisto di medicinali e per far fronte all’emergenza umanitaria in Siria donando all’associazione Mezzaluna Rossa Kurdistan (per info: www.mezzalunarossakurdistan.org)

La Cgil Lombardia farà la sua parte. “Abbiamo bisogno di conoscere, di capire quello che sta succedendo perché le informazioni che arrivano nel nostro paese sono pochissime – ha detto la segretaria generale Elena Lattuada nel corso dell’incontro con la portavoce della comunità curda -. La nostra attenzione è grande, metteremo in campo tutte le iniziative utili, sosterremo in tutti i modi possibili la liberazione del popolo curdo. E’ una battaglia per la democrazia paritaria che riguarda tutte e tutti noi“.