Servizi abitativi: la Cgil ricorre contro Regione Lombardia
CONFERENZA STAMPA OGGI IN CGIL LOMBARDIA PER SPIEGARE LE RAGIONI DEL RICORSO CONTRO LA REGIONE SUL REGOLAMENTO “ACCESSO E PERMANENZA NEI SERVIZI ABITATIVI PUBBLICI” DELLA LEGGE N.16/2016
Nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta stamattina nella sede della CGIL Lombardia in via Palmanova, a Milano, il segretario generale Elena Lattuada, Marinella Magnoni e Daniele Gazzoli della segreteria regionale, e l’avvocato Alberto Guariso hanno spiegato le ragioni per le quali la CGIL Lombardia ha promosso, in sede civile, un ricorso contro la Regione per i contenuti discriminatori del Regolamento attuativo di accesso e permanenza negli alloggi di edilizia pubblica.
“Le Organizzazioni sindacali confederali e tutti i Sindacati degli inquilini – ha detto Marinella Magnoni della segreteria della CGIL Lombardia – avevano contestato con forza, fin dalla sua presentazione, questa “riforma” che, con la legge regionale n.16/2016, disciplina l’assegnazione degli alloggi popolari in Regione Lombardia.
E’ stato infatti subito chiaro che il nuovo provvedimento legislativo regionale avrebbe snaturato la funzione dell’ERP (edilizia residenziale pubblica), e in aggiunta non avrebbe garantito nessun alloggio nuovo per soddisfare una domanda in continua crescita, soprattutto nelle aree cittadine a maggiore densità abitativa.
“E’ necessaria – è stato ribadito in conferenza stampa dal il segretario generale della CGIL Lombardia Elena Lattuada – una riforma strutturale della legge n.16/2016, che riaffermi il ruolo del pubblico nel dare risposte al bisogno abitativo. Solo con un’effettiva messa a disposizione di risorse finanziarie adeguate, condizione che la Giunta regionale non ha mai realizzato, si potrebbe garantire un rilancio dell’Edilizia residenziale pubblica, ma persino la proposta sindacale di destinare a tal fine almeno l’1% del bilancio regionale sull’edilizia popolare è mai stata presa in considerazione. Il Regolamento attuativo “Accesso e Permanenza”, è figlio di questa legge sbagliata.
“Oltre ad essere farraginoso e problematico, come la stessa sperimentazione ha messo in rilievo, per Daniele Gazzoli della segreteria della CGIL Lombardia contiene elementi di discriminazione che non possono essere accettati.
In particolare, gli elementi di discriminazione colpiscono i cittadini extra UE, ma riguardano anche gli italiani. Contro questi contenuti discriminatori abbiamo fatto ricorso”.
“I punti salienti dell’azione civile – ha spiegato l’avvocato Guariso – vertono su due questioni: la prima riguarda l’obbligo di presentare la documentazione che attesti l’assenza di diritti di proprietà immobiliari nel paese di provenienza, mentre ai cittadini dell’Unione europea viene richiesta solo un’autocertificazione. In tale condizione risulta evidente il danno a carico dei cittadini extra UE, spesso provenienti da Stati dove non vi è neppure l’anagrafe immobili (Catasto).
La seconda riguarda il punteggio attribuito al periodo di maggior residenza nel comune dove si fa richiesta di assegnazione, che si aggiunge al punteggio dato dai 5 anni di residenza in regione Lombardia. I due punteggi sommati tra di loro sbilanciano quello complessivo necessario per l’assegnazione dell’alloggio popolare, mettendo di fatto in secondo ordine le condizioni familiari.
In altre Regioni d’Italia tale requisito o non è presente, come nel Lazio e in Campania, o è inferiore, come in Val D’Aosta e Piemonte”.
Alla conferenza stampa ha partecipato anche Stefano Chiappelli, Coordinatore del Sunia regionale che ha detto:” Il Sunia sostiene l’iniziativa della Cgil Lombardia. La legge 16 e il nuovo regolamento accessi e permanenza presenta forti criticitá, come abbiamo sempre sostenuto. Ad esempio premia la residenzialitá a discapito del bisogno e della situazione economica e sociale delle famiglie. Per rispondere al problema abitativo é necessario un piano straordinario casa che guardi al bisogno abitativo che é diversificato”.