Scontro Regione Lombardia e centri antiviolenza sul codice fiscale: così si indeboliscono le reti territoriali

in Politiche di genere, UFFICIO STAMPA

 

 

Non condividiamo la scelta operata da Regione Lombardia di irrigidire il sistema di raccolta dati sulle donne vittime di violenza, trasformandolo in un criterio di selezione per accedere alle convenzioni con i Comuni e beneficiare così delle risorse messe a disposizione dal piano nazionale di contrasto alla violenza di genere.

Le reti territoriali non nascono “dall’alto” per invenzione istituzionale. Sono invece la risposta intelligente con cui le donne si sono organizzate, hanno condiviso esperienze nate dalla loro autonoma capacità di costruire pratiche solidali dedicate alle vittime di violenze, sopraffazioni e abusi che sconvolgono radicalmente la vita quotidiana e lasciano segni profondi in chi le subisce. Lo scopo delle reti territoriali interistituzionali, con i Comuni capofila, è di potenziare e valorizzare queste esperienze, nello spirito della Convenzione di Istanbul, e di garantire la continuità delle loro attività attraverso finanziamenti dedicati.

Non è accettabile che gli strumenti di monitoraggio dell’attività dei centri si trasformino in canali di selezione, che impoveriscono e riducono le risorse umane e materiali su cui le donne vittime di violenza devono poter contare.

Tutti i centri antiviolenza presenti sul territorio della Lombardia dovrebbero essere considerati dall’istituzione regionale una risorsa preziosa, visto che di femminicidi, stalking e molestie non finiamo mai di parlare.