“Safety Car”. Prima che sia troppo tardi

in Mercato del lavoro, UFFICIO STAMPA

Il cantiere sull’automotive lanciato da Fiom Cgil oggi discusso all’attivo della categoria lombarda

Le proposte non mancano, ma bisogna fare presto: la crisi del settore richiede attenzione dal Governo

 

Automotive, un comparto schiacciato dalla pandemia, dal caro energia, dalle delocalizzazioni e soprattutto dalla mancanza di un piano strategico nazionale. Oggi la campagna Safety Car, lanciata da FIOM Cgil per accendere i riflettori e lanciare le proposte per il futuro del settore, ha fatto tappa in Lombardia, alla Camera del Lavoro di Brescia.

Gianetti Ruote, Timken: in Lombardia non sono mancate vertenze che hanno coinvolto centinaia di lavoratori, licenziati (come per i 152 dipendenti di Gianetti) o sotto minaccia di licenziamento poi risolta dopo mesi di mobilitazioni e trattative, come accaduto per Timken. Nella nostra regione, stando ai dati illustrati da Matteo Gaddi di Fondazione Sabattini, sono quasi 30mila gli addetti delle fabbriche dell’automotive (fabbricazioni di autoveicoli, carrozzerie, accessori, pneumatici, batterie, motocicli). Ma la filiera è molto più ampia perché comprende la fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici, di apparecchiature per illuminazione, di motori a combustione interna, di articoli tessili: in questi settori lavorano oltre 20mila persone. La filiera si allarga alla concia di cuoio e pelle, altri prodotti in gomma e in plastica, vetro serrature, e ancora ai servizi cioè il commercio di autovetture e accessori, la manutenzione, il noleggio. La dimensione occupazionale è enorme.

“A livello nazionale la produzione ha perso il 9,4%, le immatricolazioni sono diminuite, 60 milioni le ore di cassa integrazione nel 2021. Nella legge di bilancio non c’è nessun intervento per il settore, né segnali di confronto dal governo. Intanto siamo di fronte alla transizione tecnologica e ambientale. Non assisteremo in silenzio al declino”. Così Antonio Castagnoli, segretario generale Fiom Cgil Lombardia, alla platea di delegati e delegate dell’attivo regionale.

Le testimonianze dei lavoratori hanno confermato il quadro preoccupante. La deadline è il 2035, quando in Italia non verranno più prodotte automobili alimentate a benzina, gasolio o metano.

Alessandro Pagano, Cgil Lombardia

Claudio Franceschetti, RSU Iveco Brescia, auspica che “dopo vent’anni di continue ristrutturazioni, durante i quali siamo scesi da 74.000 a 1500 addetti, ora si dia vita ad un piano di assunzioni e di elettrificazione del veicolo”.

Pompe ad acqua e ad olio non saranno più sviluppate, i produttori di componenti devono cercare altre strade e quindi dare nuovi lavori. Alla GKN Sinter Metals di Cernusco sul Naviglio, che produce componenti ad alte prestazioni attraverso la metallurgia delle polveri, oggi è arrivata una buona notizia: ordine di prodotti per motori di bici elettriche.

Alla fonderia di Torbole invece, da oggi riparte la cassa integrazione, per mancanza di produzione.

Francesco Di Salvo, Filctem Cgil Lombardia

“Non c’è solo un problema di transizione dell’automotive verso la forma ibrida, elettrica ma bisogna fare i conti con la transizione energetica, ambientale, digitale, tutto insieme. La pandemia ha accelerato i tempi. Il Paese ha scelto di andare verso il green ma questa fase andrà gestita”. Lo ha rimarcato Francesco Di Salvo, segretario generale Filctem Cgil Lombardia. L’automotive è costituito per il 40% da componentistica di gomma-plastica. Per Di Salvo, “nei prossimi cinque, dieci anni in Europa ci confronteremo sulla competizione. Se l’automotive si sposta a est è per una questione competitiva, si va dove si recupera valore aggiunto: le produzioni non spariscono, si spostano”. L’allarme occupazione riguarda soprattutto gli appalti.

Per Alessandro Pagano, segretario generale della Cgil Lombardia, è necessario che il governo apra il confronto con le parti sociali e che anche la discussione pubblica si concentri su quanto sta accadendo. Ora “non c’è discussione”, nemmeno sulla tensione delle aziende energivore per l’aumento dei costi. “Consapevoli delle difficoltà, non possiamo fermarci – ha detto Pagano -. Abbiamo l’onere di una proposta che da parte del governo non c’è. Anche pensando ai giovani e alle prospettive occupazionali”.

Ecco le proposte di Fiom Cgil, oggi spiegate da Simone Marinelli, coordinatore nazionale settore automotive: accordo quadro di politica industriale strategica, tramite il confronto con le parti sociali; stop alla diffusissima precarietà; ammortizzatori sociali straordinari; formazione; garanzia occupazionale.