RSA: aumentano i fondi pubblici, ma le famiglie lombarde continuano a pagare rette insostenibili

La Regione Lombardia ha stanziato 200 milioni di euro in più all’anno rispetto a quattro anni fa per le strutture sociosanitarie, ma le famiglie lombarde continuano a subire aumenti insostenibili delle rette delle RSA. CGIL, CISL e UIL Lombardia denunciano una situazione che rischia di diventare socialmente esplosiva e chiedono un intervento strutturale per contenere i costi a carico delle persone.
Con una recente Delibera di Giunta, la Regione ha deciso di aumentare le risorse pubbliche destinate agli enti gestori, in particolare per far fronte ai costi derivanti dai rinnovi contrattuali. Una parte significativa di questi fondi è destinata alle Residenze Sanitarie Assistenziali, ma secondo le tre Confederazioni sindacali si tratta di un provvedimento “a senso unico”: aiuti agli enti gestori, ma nessuna misura a tutela delle famiglie.
«Anche chi ha un familiare in una struttura pubblica o accreditata è costretto a pagare rette ormai fuori controllo» – denunciano Vangi (CGIL), Vaia (CISL) e Monteduro (UIL) – «La quota a carico delle famiglie supera quella prevista dalla normativa nazionale, e gli aumenti continuano senza limiti e senza alcuna trasparenza».
Il paradosso, secondo i sindacati, è che le RSA ricevono fondi pubblici ma non sono soggette ad alcun vincolo reale sul contenimento delle rette. «Serve coraggio da parte della Giunta per introdurre meccanismi di controllo e condizionalità: le strutture devono essere sostenute, ma anche responsabilizzate. Le risorse pubbliche devono servire a garantire un’assistenza accessibile e sostenibile per tutti».
Oggi le rette superano spesso i 2.000 euro al mese, un costo insostenibile per la maggior parte delle famiglie lombarde, che si trovano a fronteggiare un sistema sempre meno equo e accessibile.
Anche lo SPI CGIL Lombardia interviene: «È sotto gli occhi di tutti che le RSA svolgono ormai un ruolo essenziale nell’assistenza alla popolazione anziana, al pari degli ospedali. Regione Lombardia ha il dovere di garantire risorse adeguate, ma anche di esercitare un controllo sull’uso di questi fondi pubblici, affinché non si traducano in rincari a carico delle famiglie».
Lo SPI sottolinea inoltre la necessità di vigilare sulla qualità dell’assistenza e sulla presenza effettiva del personale, ricordando che «i fondi pubblici dovrebbero assicurare un sistema socioassistenziale più equo, universale e a costi accessibili».
CGIL, CISL e UIL Lombardia chiedono che ogni ulteriore incremento di risorse pubbliche sia vincolato a tre priorità fondamentali:
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il blocco degli aumenti delle rette a carico delle famiglie;
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la valorizzazione del lavoro di cura all’interno delle RSA;
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la revisione degli standard assistenziali per garantire qualità, dignità e sostenibilità del servizio.
«Siamo pronti» – concludono i segretari regionali delle tre Confederazioni – «a lavorare insieme alle nostre rappresentanze dei Pensionati e alle altre Parti coinvolte per costruire una riforma vera, condivisa, che tuteli le famiglie e le lavoratrici e i lavoratori della cura, mettendo fine a interventi tampone e a una deriva privatistica che penalizza le persone più fragili».