“Position paper per una strategia di policy per il rilancio dell’occupazione femminile”. Un primo contributo da parte di Cgil Cisl e Uil Lombardia in seguito alla presentazione in sede di Sottocommissione

in Mercato del lavoro, Politiche di genere

 

L’obiettivo indicato da Regione Lombardia di dotarsi di un Piano Straordinario di medio lungo periodo in materia di occupazione femminile trova la no stra condivisione. Più che di “rilancio” dovrà trattarsi di rafforzamento, perché le misure messe in atto dovranno avere lo scopo di potenziare la posizione delle donne nel mercato del lavoro della Lombardia sia dal punto di vista numerico, professionale, contrattuale, sia dal punto di vista del benessere e della autodeterminazione.

Il fine enunciato ci sembra andare nella direzione di quanto già spesso abbiamo evidenziato in qualità di componenti del Comitato di Sorveglianza FSE e FESR: “focalizzare la dotazione delle risorse comunitarie ad azioni mirate alle donne in condizione di disoccupazione o inoccupazione, facendo attenzione a non duplicare misure nazionali”, superando il modello mainstream che caratterizza Dote Unica Lavoro e assumendo la necessità e la responsabilità di politiche differenziate e quindi maggiormente efficaci e incisive. Tali politiche dovranno tuttavia misurarsi con alcune evidenze nuove, che riguardano sia il comportamento degli individui (donne e uomini) nel mercato del lavoro, sia i mutamenti specifici nel contesto pandemico.

Sappiamo che la crescita della componente femminile nella partecipazione al mercato del lavoro è causa e non effetto della crescita del PIL. Questo è vero anche per la Lombardia, che pure ha tassi di partecipazione femminile più alti rispetto a molte altre regioni italiane. Nel nostro contesto, fino alla fine del 2019, la crescita del tasso di occupazione dipendeva sostanzialmente dalle dinamiche riguardanti donne e giovani. La programmazione comunitaria precedente aveva alle proprie spalle uno scenario nel quale la ripresa mai completata dopo la crisi iniziata nel 2008 2009 e ripresentatasi anche fra il 2011 2013, era stata affidata alla crescita di settori del terziario e dei servizi, nei quali la componente di genere femminile della crescita di occupazione era molto rilevante, quando non maggioritaria. Scarsa o nulla attenzione era stata posta dalle Istituzioni e dalle relative politiche al contenuto di questa crescita, che sotto il profilo delle condizioni di impiego e reddito segnavano un tendenziale peggioramento.

Il disallineamento fra crescita dell’occupazione e sostanziale stagnazione del PIL, anche in Lombardia, aveva ben evidenziato la debolezza di questa struttura.
La crisi conseguente alla pandemia da Covid 19 ha scaricato i propri effetti negativi in particolare sulla componente di genere femminile, aumentandone la fragilità ed evidenziando i paradossi delle sue
dinamiche.
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