Obbligo vaccinale, Pagano: “Ricordiamo a Bonomi che può essere previsto solo per legge”

in UFFICIO STAMPA

Il leader della Cgil Lombardia risponde alle parole del presidente di Confindustria 

“A proposito di rappresentanze generali e interessi particolari.

La parte concreta dei problemi e delle adeguate soluzioni, alla fine, inizia ad emergere dai polveroni alzati da chi, nell’oggettiva complessità della situazione e con la conseguente difficoltà ad individuare la “cosa giusta” da fare, tira per il proprio interesse di parte.
Le dichiarazioni attribuite al presidente di Confindustria nel corso del Meeting di Rimini, suonano come quelle di un giocatore che, ricevuta la palla ma in evidente fuori gioco, chiede all’avversario, in quel preciso momento, di condividere un cambiamento di regole per permettergli di segnare il goal. E, tra l’altro, chiede all’arbitro di non intromettersi essendo una questione risolvibile mettendosi d’accordo.
Il tutto per il bene collettivo di tutto il sistema.

Dice Bonomi, attaccando il sindacato sull’obbligo vaccinale: “Non abbiamo tempo da perdere, non possiamo aspettare la legge…abbiamo fatto l’accordo sul protocollo nel momento più difficile del Paese. Modifichiamo il protocollo e facciamo subito l’introduzione del Green Pass”.

Il che significa: Caro sindacato, la richiesta alle istituzioni di rispettare la Costituzione sui trattamenti sanitari non va bene. Facciamo noi un accordo tra le parti e andiamo avanti. Cambiamo insieme le regole del gioco.
Anche se, in questo caso, stiamo parlando della Costituzione.

Le regole della civile convivenza, i valori definiti nella Costituzione Repubblicana, non sono per noi superabili.
Per la Cgil, per le sue prerogative nell’azione sindacale e nella rappresentanza, questa condizione è fondamentale.
Attraverso questo assoluto rispetto aspiriamo a realizzare e concretamente realizziamo, nella rappresentanza di una parte della società, soluzioni di valore generale.

Proposte che vadano verso il mancato rispetto delle prerogative in essa definite, non sono nemmeno ricevibili.
Niente di nuovo nè di sorprendente.

Tornando a Bonomi, Le dichiarazioni sfiorano il comico quando, secondo il cronista, “fa sue le parole di Mattarella” e dice: “si dovrebbe ripetere l’operazione che fecero i nostri padri negli anni 60 per salvare migliaia di bambini dalla Polio”

Non è così difficile scoprire che l’introduzione del vaccino anti polio, per qualche anno solo “raccomandata” dal Ministero, si è rapidamente trasformata in obbligo attraverso ripetuti interventi legislativi che tra il 1966 e il 1967 hanno portato tale obbligo al primo anno di vita.
La Legge, caro Bonomi. Non gli accordi sindacali.
La Legge che, inspiegabilmente, nessuno tra i governanti si assume la responsabilità di proporre e varare.
La Legge che chiuderebbe definitivamente le attuali sterili polemiche.
Stupisce il fatto che nessuno, pare, gli abbia fatto notare la cosa.
Tutti evidentemente troppo impegnati in fantasiose ricostruzioni sulla difesa dei no-vax da parte del sindacato.
Salvo poi rimuovere il fatto che la più grossa tutela dei no vax è proprio l’assenza di una legge che determini l’obbligo vaccinale.
Un obbligo, peraltro, già in essere nel nostro ordinamento per moltissimi vaccini e, come già detto, da moltissimi anni.

Stupisce anche che nessuno gli faccia mai notare che la vaccinazione in azienda, le cui modalità sono state concordate con noi, con il Governo, con le autorità sanitarie con il garante della privacy, sia stata praticata solo in misura assolutamente marginale.

Rimane quindi da fare ciò che proponiamo da tempo, nonostante il tentativo di addebitarci posizioni mai assunte: adeguare il protocollo covid e inserire eventualmente in esso le novità intercorse e le eventuali soluzioni ulteriori nel rispetto delle leggi e, in particolare, della Costituzione.

Spetta ai firmatari del protocollo stesso: Governo, sindacati, associazioni datoriali, strutture tecnico scientifiche.

A partire dal tracciamento tramite tampone.

Restituendo in questo modo un quadro chiaro per completare tale azione nelle aziende, con il coinvolgimento dei comitati preposti.
La Cgil è pronta. Lo diciamo da tempo.
Confindustria non fa capire cosa vuole davvero. Da un lato dichiara di volersi assumere responsabilità. Dall’altro resiste e rifugge il confronto, scaricando le contraddizioni nel confronto in azienda, a partire dalla surreale situazione che si sta creando per l’accesso alle mense.
Non sarà per caso per la necessità di difendere i propri associati dai costi dell’introduzione obbligatoria del tampone, provando a scaricarli su chi lavora? Probabile e inaccettabile.

In questo quadro, resta da capire cosa intende fare il governo per risolvere la situazione poco chiara che ha contribuito a costruire.
Sia per i provvedimenti nel campo sanitario che per i provvedimenti necessari per affrontare le conseguenze economiche della pandemia, a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali, a poche settimane dal definitivo sblocco dei licenziamenti.

Abbiamo chiesto un incontro urgente, pronti ad assumerci le nostre responsabilità.

Siamo ancora in attesa.

Nel frattempo, come era ovvio aspettarci, il tempo del polverone polemico sta terminando e rimangono in campo i punti di vista più fondati e responsabili.
Quelli che si basano su regole del gioco solide, anche e soprattutto nei momenti di emergenza.
Quelle contenute nella Carta Costituzionale.

Siamo stati presidio democratico e costituzionale dal primo minuto di questa emergenza sanitaria.
Abbiamo intenzione di continuare ad esserlo.
Malgrado, inspiegabilmente e inutilmente, ci si chieda il contrario”.