Nuovo regolamento regionale per l’accesso alle case popolari, incontro con gli amministratori locali
Condivise criticità e preoccupazioni sull’attuazione. Le nuove norme penalizzano le fasce più deboli
Si è tenuto oggi a Milano, presso il Centro Congressi FAST, in Piazzale Morandi, un incontro organizzato dai sindacati confederali e degli inquilini con i Sindaci e gli amministratori dei Comuni della Lombardia per parlare delle modifiche al Regolamento Regionale 4/2017 sulle modalità di accesso alle case popolari approvate lo scorso 4 marzo dalla Giunta Regionale, e di alcuni aspetti amministrativi relativi alla gestione della permanenza degli assegnatari nel patrimonio abitativo pubblico.
Si tratta di un primo incontro cui ne seguiranno altri per trovare modalità condivise di verifica e proposta sui necessari aggiustamenti del regolamento.
Il Regolamento – hanno sottolineato i rappresentanti dei sindacati confederali e degli inquilini – nonostante sia stato approvato nell’agosto del 2017 e discenda dalla Legge n°16 del 2016, non ha mai trovato applicazione sul territorio lombardo, poiché la fase di sperimentazione a cui è stato sottoposto in alcuni Comuni, ormai oltre un anno fa, ha evidenziato gravi difficoltà, sia legate alla piattaforma informatica regionale, sia riferite al sistema integrato punteggio/categoria che hanno fortemente dilatato i tempi reali di assegnazione degli alloggi disponibili. A ciò si aggiunga che le domande effettivamente inoltrate dai cittadini nel bando sperimentale sono state circa un quarto di quelle normalmente presentate nei bandi precedenti.
Nonostante alcune necessarie modifiche al testo originario del Regolamento, anche conseguenti al confronto negli scorsi mesi tra l’Assessorato regionale e le organizzazioni sindacali, il giudizio sulla norma – è stato ribadito da Cgil, Cisl, Uil Lombardia e Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini e Conia – resta fortemente critico e negativo, avendo essa mantenuto, nei suoi indirizzi sostanziali, una grave e inaccettabile connotazione selettiva ed escludente dei soggetti socialmente ed economicamente più deboli, sia nella fase di accesso, sia in quella di attribuzione del punteggio.
Il confronto con i Comuni ha avuto al centro alcuni temi particolarmente controversi:
– la gestione del Bando di assegnazione in ambito sovracomunale con separazione delle graduatorie per singolo Ente proprietario (Aler e Comune) e sottrazione al Comune della competenza sulla procedura amministrativa dell’assegnazione;
– il trattamento dei nuclei indigenti (limitazione al 20% delle assegnazioni a questa categoria; richiesta di una attestazione preventiva per presentare la domanda);
– una modalità di presentazione della domanda che prevede esclusivamente un’azione diretta del cittadino nella compilazione online dei 5 moduli progressivi della piattaforma informatica, attraverso una preventiva autenticazione con tessera sanitaria o SPID e il possesso di Dichiarazione ISE, senza nessuna possibilità di reale assistenza, contrariamente a quanto potrebbe essere inteso da una lettura sommaria della norma, né da parte dei soggetti proprietari, né da parte di altri soggetti;
– l’incremento delle criticità ad affrontare l’emergenza abitativa;
– un sistema dei punteggi totalmente squilibrato, che privilegia le condizioni soggettive, anziché le condizioni oggettive di bisogno;
– la complicazione della gestione amministrativa interna agli Enti Gestori, come Aler, su alcuni aspetti (subentro, ampliamento del nucleo, ospitalità,…) con gravi ricadute sulle procedure e su migliaia di assegnatari.
Le evidenti contraddizioni logiche e amministrative, nonché l’impostazione fortemente discriminatoria di questo regolamento, secondo i Sindacati genereranno un elevato contenzioso nei diversi ambiti giurisdizionali (amministrativo, civile e costituzionale) che riguarderà anche i singoli Comuni.
E c’è infine un’altra questione della quale non si è mancato di parlare nel confronto di oggi: l’impatto, di cui il nuovo regolamento dovrà forzatamente tenere conto, che avrà l’introduzione del reddito di cittadinanza. Anche, e non solo per questo, hanno sottolineato le Organizzazioni Sindacali, sarebbe stata necessaria una sospensione dell’entrata in vigore del regolamento, o almeno un periodo lungo di sperimentazione al fine di valutare gli effetti e le ricadute delle nuove norme sulle famiglie.
L’incontro è stata anche l’occasione, dopo quasi tre anni dalla sua approvazione, di iniziare un serio approfondimento sugli effetti derivanti dall’applicazione della Legge Regionale 16/2016 e sulla necessità di una sua urgente e radicale modifica.
Le contrarietà espresse e le proposte alternative avanzate su molti degli aspetti normativi contenuti nel Regolamento, sono state condivise, al di là di ogni posizione politica o pregiudiziale, dalle Amministrazioni Comunali, le quali sono i soggetti istituzionali che, più di ogni altro, si troveranno a gestire una forte domanda sociale di case popolari senza risorse economiche e strumenti normativi adeguati, con ridotte competenze amministrative e con una forte penalizzazione rispetto alle ALER.