Lombardia, allarme industria e lavoro precario
Valentina Cappelletti, Cgil Lombardia: “Sofferenza automotive avrà impatto su almeno 50mila lombardi. I nuovi contratti sono precari”
Secondo Unioncamere Lombardia nel quarto trimestre 2021 la produzione industriale lombarda cresce del +2,3% congiunturale e chiude così l’anno in rialzo sia rispetto al 2020 (+15,6% la crescita media annua) che al 2019 (+4,3%). Preoccupa però il caro energia.
Intervistata da RadioPopolare, la segretaria della Cgil Lombardia Valentina Cappelletti ha sottolineato gli elementi di tensione all’interno del sistema industriale lombardo. “Se le aziende energivore, della siderurigia e di alcuni comparti del tessile, non sono riuscite a fare investimenti per ridurre il fabbisogno energetico o per sostenere l’autoproduzione, ora si trovano in difficoltà”. Cappelletti ha aggiunto: “Un altro allarme, lanciato già nella fase iniziale della pandemia, riguarda l’approvvigionamento delle materie prime e dei semilavorati. Gli interventi di Next Generation Eu avrebbero dovuto ridurre la dipendenza delle nostre imprese da catene di produzione internazionale troppo lunghe”.
Tra i settori più in sofferenza c’è l’automotive, schiacciato tra il processo di decarbonizzazione e riduzione della domanda e dei consumi. In assenza, per di più, di una regia pubblica e di un confronto tra sindacati e imprese. La stessa Cappelletti ha sottolineato ai microfoni di RadioLombardia che “alcune scelte sono già state assunte, per esempio Stellantis non produrrà le batterie in Italia, quindi c’è già in previsione un fenomeno di deprivazione della capacità produttiva di alcuni grandi produttori”. Non c’è solo un impatto diretto sui produttori di veicoli, ma rischia tutta la filiera. “In Lombardia l’impatto è di 30mila unità per la produzione autoveicoli e 20mila unità di impatto indiretto sulla componentistica. La richiesta sindacale è l’istituzione di un luogo di confronto permanente che coinvolga il Mise e anche i principali produttori”.
C’è un altro allarme lavoro in Lombardia. L’attivazione di nuovi rapporti di lavoro nei primi mesi del 2022 è uguale ai primi mesi del 2019, quindi simile alla fase pre pandemica. Sono in aumento, “ma solo su segmenti precari”, evidenzia la dirigente sindacale, mentre c’è un decremento sulle assunzioni a tempo indeterminato.
“I rapporti di lavoro sono brevi e danno prospettive peggiori rispetto al passato. Si potrebbe dire che, vista l’incertezza del mercato, non possiamo aspettarci di più: peccato che osserviamo questa tendenza da più di vent’anni. Oggi ci sono difficoltà accentuate, ma eravamo già malati prima”.