L’Europa garantisca ai richiedenti asilo accoglienza e una vita dignitosa
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno la Cgil Lombardia ribadisce la richiesta di rispetto e tutela dei diritti umani
I primi sei mesi del 2018 hanno visto un calo del 76% degli arrivi di migranti in Italia rispetto allo stesso periodo del 2017 (15.568 contro 65.498), ma ciò non significa che l’accordo con la Libia abbia funzionato. In realtà i trafficanti hanno sostituito il business dei viaggi via mare con quello della detenzione nei campi in Libia, gestiti dalle autorità o da milizie e bande criminali, nei quali attualmente sono imprigionate decine di migliaia di persone.
Lì chi fugge dalla guerra e dalla fame conosce altra violenza: venduti all’asta come schiavi, esposti a gravissime violazioni dei diritti umani, ad abusi e torture che vengono inflitte per ottenere dalle famiglie il pagamento del riscatto per poter continuare il viaggio verso l’Europa.
Ecco perché gli accordi che gli Stati membri dell’Unione europea, a partire dall’Italia, hanno stipulato per prevenire le partenze irregolari meritano una condanna sempre più dura.
Dal 2014 al 2017 l’Acnur ha stimato in 15.544 il numero di persone morte e disperse nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le coste europee. Dall’inizio del 2018 i morti sono stati 784. I numeri sarebbero molto più consistenti se, secondo i dati del report 2017 “Attività SAR nel Mediterraneo Centrale”, curato dal Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto – Guardia Costiera, tra il 2014 e il 2017 non fossero stati tratti in salvo 611.414 migranti.
Guardia Costiera, Marina Militare e Guardia di Finanza hanno salvato 309.490 persone, il 50,62% del totale, mentre le navi delle ONG impegnate nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale ne hanno salvate 114.910, il 18,79%. Quest’ultimo dato contraddice il senso comune, diffuso ad arte e pretestuosamente, per cui le navi delle ONG sarebbero complici nella determinazione dei flussi migratori provenienti dalla Libia e diretti verso l’Italia.
A ciò si aggiunge che il Governo italiano appena nominato ha contribuito ad affossare la proposta di modifica del “regolamento di Dublino” tesa a favorire una maggiore ricollocazione dei richiedenti la protezione internazionale sbarcati nei paesi maggiormente esposti, come l’Italia e la Grecia. Per contro si parla di soluzioni immaginifiche quanto irrealizzabili per contrastare la presenza di cittadini stranieri. Il tema è delicato, e presuppone scelte pacate e concrete, come ad esempio un permesso di soggiorno per motivi umanitari a chi, pur lavorando, si è visto respingere la domanda di protezione internazionale.
La vicenda dell’Aquarius dimostra invece che gli “imprenditori della paura”, al solo scopo di accaparrarsi un maggiore consenso elettorale, non smettono mai di fomentare cinicamente nelle coscienze delle persone comuni ansia, rancore e rabbia che spesso trovano sfogo in atteggiamenti intolleranti, razzisti e xenofobi.
La CGIL da sempre è impegnata nella battaglia per il rispetto e la tutela dei diritti umani di tutte e tutti, a prescindere dalla provenienza geografica e dalle origini. Ai rifugiati va garantita una vita dignitosa, e il lavoro non può che esserne alla base. I respingimenti sono la risposta più cinica e disumana e al tempo stesso inefficace. Costruire separazioni e muri non porta da nessuna parte, se non nel deserto della sfiducia e dell’estraneazione reciproca. L’Europa deve invece attrezzarsi con un piano e politiche per l’accoglienza coordinate ed effettivamente capaci di raccogliere una sfida che non riguarda solo l’oggi ma il futuro del pianeta e del mondo.