Legalità. Possiamo scegliere da che parte stare
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La Cgil Lombardia invita a partecipare al campo organizzato alla Libera Masseria di Cisliano, uno dei tanti beni confiscati alla mafia
Al 2015, i beni immobili confiscati in Lombardia sono 1.275, ma il numero è in costante aumento. La maggior parte delle confische è concentrata a Milano (776 tra ville, appartamenti, box, garage, terreni, esercizi commerciali), poi Brescia, con 114 immobili, e Varese con 80. Ma nessuna provincia lombarda è esente da confische. Anche in alta montagna, nella piccola Sondrio, ci sono 1 villa, 1 appartamento e 2 terreni requisiti alla mafia.
I numeri danno un’idea dell’altissima incidenza dell’insediamento mafioso nella nostra regione. “La mafia cerca di imporsi attraverso il possesso di grandi ricchezze acquisite con le attività illegali e l’uso della violenza, ma il sistema di relazioni economiche e sociali è la sua vera forza”. Così Vincenzo Moriello, dipartimento legalità Cgil Lombardia, dà una spiegazione del fenomeno. “Senza la complicità di politici e imprenditori i mafiosi non prenderebbero piede”.
Ne è un esempio il caso Perego Strade, azienda brianzola leader nel settore demolizioni, strade e costruzioni, divenuta stazione appaltante della ‘ndrangheta grazie alla complicità di esponenti politici e imprenditori. Più di 300 persone vennero arrestate dopo le indagini condotte dalla magistratura in Calabria e in Lombardia.
Quando un bene viene sequestrato il tribunale ne affida la gestione ad un amministratore giudiziario. Se il tribunale dispone la confisca definitiva, l’Agenzia nazionale beni confiscati e sequestrati (Anbcs) provvede a riassegnare quel bene. La destinazione privilegiata per i beni immobili e aziendali è il comune in cui sono allocati. L’ente stabilisce che uso farne, privilegiando, come da legge, il riutilizzo sociale.
Nascono case di accoglienza per disabili, migranti, famiglie sfrattate, gestiti da cooperative e associazioni. Molte strutture restano però ancora inutilizzate, per motivi che vanno dall’inquinamento dei terreni alla mancanza di fondi per la ristrutturazione, o dalla mancanza di interesse da parte delle realtà associative.
“Con il riutilizzo sociale dei beni – sostiene Moriello – si può a rispondere alla sempre maggiore richiesta di inclusione e di sostegno, per il sindacato attraverso una sana negoziazione sociale”.
Dei 1.275 beni confiscati in Lombardia, 620 sono stati assegnati agli enti territoriali. La maggior parte sono stati destinati all’housing sociale (43%). Molti altri si sono trasformati in centri per anziani e disabili (16%), uffici e magazzini (12%), comunità per minori (8%), centri di accoglienza per migranti (3%).
Ci sono anche imprese riaperte da cooperative o dagli stessi lavoratori. È il caso, per esempio, della pizzeria Fiore, ex Wall Street, di Lecco, sequestrata alla ‘ndrangheta e riaperta a marzo di quest’anno.
“Non bisognerebbe aspettare la confisca definitiva, l’impresa ha bisogno di stare sul mercato, senza interrompere le attività. Ci sono livelli occupazionali da difendere. Le aziende andrebbero date in gestione agli stessi lavoratori e lavoratrici, o riattivate come start-up, sin dal momento del sequestro. Risanando un pezzo di economia legale, che non fa concorrenza sleale, che rispetta i diritti del lavoro”.
Anche la Libera Masseria di Cisliano era un ristorante in mano alla ‘ndrangheta. Nel periodo che ha preceduto la confisca definitiva era stata vandalizzata. Libera ed altre Associazioni con il sostegno dell’amministrazione comunale avevano “occupato” lo spazio finché l’Agenzia nazionale ha assegnato il bene al comune e ne ha avallato la gestione provvisoria a Caritas e Ucapte.
Oggi la Masseria dispone di piccoli appartamenti assegnati a donne con minori, famiglie che hanno subito lo sfratto, stanze destinate a riunioni e iniziative pubbliche. È circondata da terreni messi a disposizione dalla Caritas ed è uno spazio per i campi della legalità. Accolti all’ingresso dalle immagini di Placido Rizzotto e Pio La Torre, i partecipanti vivono in prima persona un’esperienza di lavoro e azione sociale sul territorio.
“Il campo è un esercizio straordinario di scambio e di relazione”, racconta Moriello. “Non c’è solo l’apprendimento. Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo attraverso le attività di laboratorio e di manutenzione della struttura”.
Tante sono le esperienze di collaborazione delle Camere del Lavoro lombarde ai campi estivi. Quest’anno, per la prima volta, la Cgil Lombardia ha interamente organizzato un campo di formazione e lavoro, dal 4 all’8 settembre alla Libera Masseria con la partecipazione di sindacalisti e studenti. Le mattine saranno dedicate ad attività manuali, i pomeriggi alla formazione, che sarà curata dal sindacato regionale, dalle associazioni, dalla Cgil nazionale, dal tribunale di Milano, dalla commissione Antimafia della Regione.
“Giovani e adulti partecipano a scrivere una nuova storia su questo bene e, più in grande, allargano i confini della legalità e della responsabilità. Conoscenza e consapevolezza sono elementi importanti della lotta alla mafia. Cerchiamo di instillare, soprattutto nei giovani, coscienza civica. Facciamo sì che i ragazzi possano diventare veri e propri attivatori di cittadinanza”.
“Essere contro la mafia è una scelta di campo – conclude Moriello -. Noi possiamo farlo. Possiamo scegliere di stare dalla parte di chi pratica la coesione sociale, la solidarietà, senza opportunismi. In difesa del lavoro e dei diritti”.