La Corneliani non deve chiudere

in UFFICIO STAMPA

Da un mese presidiano i cancelli della fabbrica. Sono le lavoratrici e i lavoratori della Corneliani di Mantova, 480 persone lasciate a casa dopo una procedura di concordato in bianco. Il sindacato chiede subito liquidità per riprendere la produzione

Flavio Frignani è venuto a dare il sostegno della Rsu della IES, ex raffineria mantovana, diventata polo logistico dopo una lunga crisi che ha visto  la cessazione dell’attività di raffinazione. “Sono qui a restituire la solidarietà che ci diedero i lavoratori della Corneliani quando la nostra azienda entrò in crisi e centinaia di persone vennero lasciate a casa. La solidarietà è importante. E bisogna ricordare che l’impresa senza i lavoratori non esiste”.

Corneliani conta 480 dipendenti nella fabbrica di via Panizza a Mantova, 600 in Italia tra uffici e negozi, 1200 nelle sedi internazionali e un indotto di 2000 persone. 

A giugno ha chiuso i battenti con una richiesta di concordato in bianco. Ma i problemi sono cominciati a novembre 2019 quando l’azienda aveva annunciato esuberi. In pochi mesi si sono susseguiti 3 amministratori delegati. Oggi c’è un commissario a gestire la crisi.

Chiediamo che gli attuali azionisti immettano subito liquidità – dice Michele Orezzi, segretario generale della Filctem Cgil mantovana -. Abbiamo chiesto al tavolo col Ministero dello Sviluppo economico che venga ritirato il concordato in bianco. Ma ora è fondamentale la liquidità, per mettere in negozio i vestiti della prossima stagione autunno/inverno e creare il campionario della collezione primavera/estate 2021. Solo questo può garantire un futuro alla Corneliani. Abbiamo chiesto al Prefetto, a Regione Lombardia, al Mise che siano gli attuali soci a mettere subito il capitale, entro la fine del mese. Poi si valuterà l’eventuale ingresso di un nuovo socio”.

Alla Corneliani lavorano in maggioranza donne. Oggi vivono della cassa integrazione Covid. La fatica di arrivare a fine mese si sente. “Vedo colleghe piangere, altre che non possono venire in presidio perché  viaggiare è un costo che non possono permettersi. Noi abbiamo sempre lavorato. Devono farci lavorare”. Lo dice Maurizia Pescasio che in Corneliani ci sta da 35 anni. Fa parte della Rsu Cgil, come Ornella Pamisano che è stata eletta due anni fa. “Già è stata dura doversi sedere al tavolo di trattativa ogni volta con un amministratore diverso – dice Ornella -. Ma certo non mi aspettavo che sarebbe successo tutto questo”.

Cristina Longati, anche lei delegata Rsu, sottolinea che l’età media delle operaie in Corneliani è di 45-50 anni e non vuole immaginare un futuro senza lavoro, specie a questa età.

In questi giorni è arrivata la solidarietà di tante aziende del mantovano, associazioni, partiti. Al presidio ha partecipato anche Susanna Camusso, responsabile Politiche di Genere della Cgil nazionale, che in un’intervista a Collettiva ha spiegato che “le prospettive della Corneliani non riguardano solo i lavoratori ma un’intera città  e l’intero Paese che non ha bisogno di perdere una produzione di qualità e altra occupazione”.

Anche Elena Lattuada, segretaria generale della CGIL Lombardia, è dello stesso avviso. “Prioritario è riprendere la produzione e garantire un futuro per i lavoratori e così per il tessuto produttivo della città e del paese”.

La Corneliani non deve chiudere.