Il Tribunale di Milano annulla i criteri di residenza per l’assegnazione delle case popolari: “Il bisogno deve prevalere”

Il Tribunale di Milano ha stabilito che i criteri di assegnazione delle case popolari della Regione Lombardia, che attribuivano un peso eccessivo alla durata della residenza pregressa rispetto ai reali bisogni abitativi, sono discriminatori. Con una sentenza depositata ieri, il giudice ha ordinato alla Regione di riformulare il Regolamento per l’accesso agli alloggi pubblici e al Comune di Milano di adeguare i bandi ancora aperti e quelli futuri.
La decisione è stata presa a seguito di un ricorso promosso da tre associazioni (ASGI, Avvocati per Niente e NAGA), dalle organizzazioni sindacali confederali e degli inquilini, oltre che da un cittadino di origine srilankese, tutti assistiti dagli avvocati Alberto Guariso, Marta Lavanna e Livio Neri. Il ricorso contestava il Regolamento regionale n. 4/17, che assegnava punteggi elevati alla residenza pregressa, penalizzando chi, pur in condizioni di grave bisogno, risiedeva da meno tempo in Lombardia.
La giudice Valentina Boroni ha riconosciuto il carattere discriminatorio della norma, affermando che il punteggio assegnato alla residenza pregressa era “sproporzionato rispetto ai fattori significativi della situazione di bisogno alla quale risponde il servizio”. Questo meccanismo, secondo la sentenza, entra in conflitto con i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 9/2021, che aveva già censurato una disciplina simile adottata dalla Regione Abruzzo.
Il ricorso ha sottolineato come le norme che ostacolano la mobilità colpiscano in modo particolare i cittadini stranieri, che tendono a spostarsi più frequentemente per esigenze lavorative o familiari, ma il principio affermato dalla sentenza riguarda tutti i cittadini. La decisione impone di superare una concezione localistica del welfare che penalizza chiunque si trovi costretto a cambiare residenza per motivi di lavoro o necessità.
Le associazioni e le organizzazioni sindacali hanno espresso soddisfazione per la sentenza, sottolineando come la Regione Lombardia abbia ignorato le richieste di revisione della normativa avanzate negli anni. “Ora ci aspettiamo un adeguamento immediato delle regole affinché l’assegnazione degli alloggi avvenga in base ai reali bisogni e non in funzione della residenza pregressa“, hanno dichiarato in una nota congiunta.
Questa sentenza si aggiunge ad altre pronunce simili emesse dai tribunali di Firenze, Padova e Ferrara, consolidando un orientamento giurisprudenziale volto a garantire l’accesso equo agli alloggi pubblici in base ai principi di uguaglianza e giustizia sociale.