Dalle donne in divisa alle donne in banca: rappresentare le differenze, rimuovere le disuguaglianze

in Politiche di genere

Gli ostacoli alla carriera accomunano tutte, la parità salariale è ancora una chimera. La Cgil per la contrattazione che non rende neutri, ma valorizza le differenze. Oggi a Milano due iniziative di categoria

L’incontro a San Vittore organizzato da Fp Cgil nazionale e Lombardia

A San Vittore, dice il direttore del carcere, la presenza femminile è molto forte. Ma come vive una donna che lavora in carcere? Esiste la parità di genere tra donne e uomini in divisa? A questi interrogativi ha provato a rispondere la Funzione Pubblica Cgil nazionale che, in collaborazione con Funzione Pubblica Cgil Lombardia, ha organizzato un incontro proprio nel carcere milanese.

La categoria nazionale segnala che l’Italia esclude attualmente le donne non solo dai ruoli che operano all’interno delle sezioni detentive, ma anche da ruoli e mansioni che non prevedono il lavoro in sezione: ispettori e sovrintendenti. Gli ultimi concorsi per accedere ai suddetti ruoli, infatti, hanno previsto soli 172 posti femminili per i sovrintendenti, pari al 6% (contro 2.679 posti maschili) e 35 posti femminili per gli ispettori pari al 5% (contro i 608 maschili). Per gli agenti la percentuale aumenta al 22%, con 196 agenti donne e 678 agenti uomini.

Poco spazio viene lasciato alla carriera femminile nell’amministrazione penitenziaria. Mancano anche misure di flessibilità di orari e turni per armonizzare quanto più possibile la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il coordinamento Donne Fp Cgil Polizia Penitenziaria ha elaborato una piattaforma per le pari opportunità negli istituti di reclusione e pena. La contrattazione di genere può fare molto, ed è una battaglia intercategoriale.

“Con la Funzione Pubblica e con tutta la Cgil dobbiamo costruire, attraverso il nostro lavoro quotidiano, i contenuti di tutte le nostre piattaforme affinché rendano il mondo migliore, più equo”. A dirlo la segretaria generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada. “Riportare al centro il lavoro significa che donne e uomini trovano realizzazione di sé nel lavoro”. Parlare di differenze di genere non è un discorso ‘vecchio’, ‘antico’. Ad oggi i tassi di scolarizzazione sono più alti tra le donne che però non hanno le medesime soddisfazioni professionali dei colleghi uomini. Il problema esiste.

Lo sanno bene anche le donne che lavorano in banca e nelle assicurazioni. Nella nostra regione è nato il gruppo di lavoro “Articolo 37” del Coordinamento Donne Fisac Cgil milanese e lombardo. Richiamandosi alla Carta Costituzionale, il gruppo rivendica per la donna lavoratrice gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni del lavoratore.

 

Alla Camera del Lavoro di Milano con le donne di Fisac Cgil Milano e Lombardia

Attraverso la lettura dei Rapporti Pari Opportunità delle proprie aziende di appartenenza, le partecipanti al gruppo di lavoro hanno gettato uno sguardo di genere sul settore, comparando alcune aziende bancarie e assicurative di diverse dimensioni, per indagare se le donne godano in effetti delle stesse opportunità di carriera e di salario rispetto ai loro colleghi. La risposta, presentata nel corso di un convegno alla Camera del Lavoro di Milano, non è stata rassicurante. Siamo ancora distanti dall’obiettivo del divario zero.

Secondo l’analisi del coordinamento donne, nelle aziende di credito esaminate le donne dirigenti sono una scarsissima percentuale. Il loro numero aumenta leggermente tra quadri/funzionari, ma è nel settore impiegatizio che la presenza femminile è nettamente maggiore.

“Le aziende – segnalano le donne della Fisac – hanno a disposizione assunzioni e promozioni per favorire in modo consapevole un cambio di rotta e colmare il divario di genere accumulato nel tempo, frutto di stereotipi, pregiudizi ed abitudini consolidate sul ruolo di uomini e donne nel lavoro. In entrambi i casi, a supporto di questi processi di cambiamento, una leva strategica è la formazione, che deve essere garantita a tutti, ma un’attenzione particolare variservata alle donne, per favorirne la partecipazione”.

“Sfidiamo le controparti, le associazioni datoriali: la parità di genere chiama in causa tutti”, ha sottolineato Lattuada al convegno targato Fisac. Per la segretaria generale c’è un terreno fertile su cui lavorare. “L’idea di parità di genere è molto più diffusa rispetto agli anni passati. Nelle manifestazioni di piazza, per esempio a Verona, abbiamo visto tante giovani battersi per i diritti civili, possiamo fare lo stesso per quelli economici e normativi”.