Consultori familiari, 50 anni dopo: un presidio da difendere

Negri (Fp Cgil Lombardia): «Difendere i consultori significa difendere la sanità pubblica, laica, universale»
Vangi (Cgil Lombardia): «Abbiamo fatto ricorso contro la legge che apre ai gruppi antiabortisti. Il Consiglio di Stato ci darà risposta»
I consultori familiari compiono oggi 50 anni dalla loro istituzione, avvenuta con la legge n. 405 del 29 luglio 1975: una conquista ottenuta grazie alla mobilitazione dei movimenti femministi e per il diritto alla salute. Luoghi gratuiti, radicati nei territori, per garantire salute, ascolto, prevenzione e autodeterminazione, soprattutto per donne, minori, adolescenti e famiglie.
Cinquant’anni dopo, in Lombardia e in tutta Italia, i consultori rischiano però di essere svuotati, ridimensionati o trasformati in luoghi di controllo anziché di libertà.
Nonostante il loro ruolo essenziale, i consultori versano in grave sofferenza: mancano risorse, personale, accessibilità. E oggi, con la Legge 56/2024 (conversione del DL PNRR), il Governo consente alle Regioni di coinvolgere nei consultori pubblici soggetti del Terzo Settore con “qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” – aprendo così la porta all’ingresso delle associazioni antiabortiste.
«È un attacco ideologico che trasforma i consultori in strumenti di controllo, non di cura», commenta Sabrina Negri, segretaria di FP CGIL Lombardia con delega alle politiche di genere.
«In Lombardia, il quadro è impietoso: meno prevenzione, meno ascolto, meno supporto. È in atto un lento smantellamento dei consultori pubblici. Noi ci opponiamo con forza a questa deriva».
La CGIL Lombardia ha promosso un ricorso al TAR contro questa norma.
«Abbiamo fatto appello al Consiglio di Stato – spiega Monica Vangi, segretaria CGIL Lombardia con delega alla salute e al welfare – e siamo in attesa di risposta.
Non possiamo accettare la presenza di soggetti che colpevolizzano e limitano la libertà delle donne nei luoghi pubblici della salute. I consultori devono restare luoghi di ascolto, cura e autodeterminazione».
La situazione in Lombardia: i dati aggiornati
In Lombardia, secondo l’ultimo aggiornamento (luglio 2025), sono attive 257 sedi di consultorio familiare, di cui:
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168 pubbliche (65,37%)
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89 private accreditate (34,63%)
La legge nazionale prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti. In Lombardia, il rapporto attuale è:
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1 ogni 59.735 abitanti se si considerano solo i pubblici
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1 ogni 39.048 abitanti includendo anche i privati
Province come Milano, Brescia e Como registrano dati particolarmente critici. Solo Mantova si avvicina al rapporto previsto per legge. La maggioranza dei consultori privati, inoltre, ha carattere confessionale e non garantisce le prestazioni previste dalla Legge 194.
📍Qui la mappatura precisa e tutti i dati aggiornati sui consultori in Lombardia, elaborata dalla CGIL incrociando fonti ministeriali, open data regionali e informazioni di ATS e ASST:
➡️ I numeri parlano chiaro: siamo ben lontani da uno standard di accesso equo e universale ai servizi territoriali.
Le richieste della CGIL
La CGIL e la FP CGIL rilanciano con forza la richiesta di:
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un piano straordinario di assunzioni per garantire équipe multidisciplinari complete e figure non obiettrici di coscienza
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finanziamenti vincolati nel Fondo Sanitario Nazionale destinati esclusivamente ai consultori pubblici
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contraccezione gratuita
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IVG farmacologica nei consultori fino alla 9ª settimana, come previsto dalle linee guida
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esclusione assoluta delle associazioni antiabortiste dai consultori pubblici
«Difendere i consultori significa difendere una visione della sanità pubblica fondata su laicità, universalità e diritti.
Ci opponiamo con fermezza al loro svuotamento, smantellamento o alla trasformazione in strumenti contro le donne»