CGIL: «I nostri referendum per cambiare l’Italia»

in UFFICIO STAMPA

Rasssegna.it 16 dicembre 2016

Baseotto (Cgil) a RadioArticolo1: “Finalmente ci si è accorti che esiste un problema chiamato lavoro, e che il sindacato ha delle proposte concrete. Il giorno dopo il pronunciamento della Corte, inizia la campagna per la dignità di tutti i lavoratori”

La Corte Costituzionale si pronuncerà tra il 11 e il 12 gennaio prossimi sull’ammissibilità dei tre quesiti referendari proposti dalla Cgil, mentre la Corte di Cassazione ha già validato gli oltre tre milioni di firme raccolte. Da alcuni giorni a questa parte, le pagine dei giornali dedicano un’attenzione particolare a questi temi, e per il sindacato è “una grande soddisfazione. Perché un risultato abbiamo cominciato ad ottenerlo: ci si è finalmente accorti che in questo paese esiste un problema che si chiama lavoro, che sta tornando al centro del dibattito politico”. A dirlo, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1 è Nino Baseotto, segretario organizzativo del sindacato di Corso d’Italia.

I tre quesiti riguardano i voucher, la reintegra per i licenziamenti illegittimi, e clausole e responsabilità sociali per quanto riguarda gli appalti. “Sono delle proposte concrete che rimettono al centro i diritti dei lavoratori – ha continuato Baseotto -. E che non parlano di un ritorno al passato, ma di un assetto futuro diverso da quello attuale. Eppure il dibattito di questi giorni ci dice anche che il valore dei quesiti va molto al di là del merito delle questioni. Perché se quei referendum passeranno, cambierà la storia del lavoro in questo paese, la Carta dei diritti universali sarà ancora più vicina, e saremo in presenza di tutta un’altra Italia”.

Per questo c’è una paura tanto diffusa in alcuni ambienti. “Una paura – afferma il segretario Cgil – che rischia di essere una sorta sindrome dello struzzo. Il lavoro è considerato da più del 70% degli italiani il primo e più grave problema che c’è oggi nel nostro paese. Di fronte a questo tema si cercano scappatoie, si cerca di mettere la testa sotto la sabbia. Eppure è ormai certo che prima o poi quei referendum si voteranno, a meno che il Parlamento non voglia affrontare seriamente un cambio di direzione. Perché le politiche sul lavoro degli ultimi anni hanno fallito. Con i referendum, la Cgil ha messo il dito nella piaga, e non lo toglieremo fino a quando la piaga non guarirà”.

Per quanto riguarda la Carta dei diritti universali del lavoro, invece, c’è una legge di iniziativa popolare che è stata incardinata alla Commissione Lavoro della Camera. “Ora – ha confermato Baseotto – la Commissione deve avviare la discussione, e personalmente ritengo che, di fronte al dibattito di questi giorni, sarebbe incomprensibile se non si facesse. Siamo pronti ad aprire un confronto di idee, ad ascoltare le ragioni degli altri e a discutere sulla nostra proposta. Ma la direzione della Carta è chiara, se si va in un’altra direzione noi continueremo nella nostra iniziativa”.

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Un minuto dopo la pronuncia della Corte – ha concluso Baseotto – se, come ci auguriamo, il pronunciamento sarà positivo, la Cgil sarà comunque in campagna elettorale. La campagna sarà improntata alla ricerca di un dialogo porta a porta, persona per persona, con tutti i cittadini italiani, anche con quei pezzi di lavoro e di lavori che normalmente non sono nella sfera della nostra rappresentanza. Perché i tre Sì ai nostri referendum sono un contributo fondamentale per cambiare l’Italia e per cambiare il destino del lavoro di questo paese”.