La CGIL e il SUNIA Lombardia rispondono al Presidente del Consiglio regionale Cattaneo sulle accuse rivolte ai sindacati sulla riforma del Pdl casa.
“Apprendiamo da due agenzie di stampa diverse notizie non corrispondenti al reale svolgimento dell’incontro di ieri pomeriggio con il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, a proposito del confronto sulla riforma casa proposta dalla Giunta regionale.
L’interpretazione di parte sindacale dello svolgimento dell’incontro – aggiungono Graziella Carneri, segretaria CGIL Lombardia e Stefano Chiappelli del SUNIA regionale – è nettamente diversa, così come illustrato nella nota sindacale. Tuttavia si apprende con piacere che il Presidente Cattaneo intende riaprire il confronto con il sindacato: la proposta c’è, e si è pronti subito al confronto.
27 maggio 2016 – Nota sindacale
Quando si manifesta una contrapposizione politica e di posizioni si possono usare tutte le strategie democratiche di parte per dimostrare il proprio convincimento, fuorché la menzogna. Lo diciamo nel massimo rispetto delle istituzioni e delle persone, naturalmente.
Nell’incontro di ieri pomeriggio tra la delegazione sindacale e il Presidente del Consiglio regionale, alla presenza anche del Presidente della V Commissione e del Consigliere Carlo Malvezzi, si è sviluppato un confronto serrato in cui i rappresentanti sindacali CGIL-CISL-UIL e sindacati degli inquilini hanno illustrato quanto era già stato fatto in occasione dell’audizione in V Commissione il 7 aprile scorso, come meglio potrà risultare dagli atti della Commissione. In quella stessa circostanza i rappresentanti sindacali depositarono una memoria scritta, per non lasciare nulla al caso.
Il documento articolato lasciato agli atti della Commissione consta di ben sei pagine, dove si elencano puntualmente le criticità rilevate nel testo della proposta di legge promossa dalla Giunta regionale e le controproposte di merito. Si può anche ipotizzare che non ci sia stata comunicazione tra i due Presidenti, ma il Presidente della V Commissione non può dire di non aver ricevuto precise “indicazioni e contributi” dal sindacato.
In sintesi ─ ma invieremo di nuovo il documento integrale agli interlocutori istituzionali ─ il documento sindacale contenente osservazioni e proposte sui PDL di riforma dell’edilizia pubblica e sociale propone:
- Il vincolo di destinazione sugli immobili realizzati o acquisiti per il servizio dell’edilizia residenziale pubblica.
- La cessazione dei piani di vendita delle case popolari.
- La possibilità di realizzare uno stock di edilizia sociale purché implementi l’offerta di case con affitti sostenibili.
- La pianificazione di programmi di housing sociale sostenibile improntati alla valorizzazione, riqualificazione e rigenerazione urbana.
- La diretta partecipazione di Stato, Regione e Comuni nella costruzione e gestione del patrimonio pubblico di ERP.
- La costituzione di un Fondo regionale per l’ERP e l’ERS con risorse del bilancio regionale nella misura di almeno l’1%, per dare continuità all’azione programmatoria e di accrescimento del patrimonio pubblico immobiliare.
- Il rilancio di un modello di servizio e di gestione pubblica delle case popolari, senza discriminazioni nei criteri di accesso e nelle procedure di assegnazione.
- La rimozione del criterio di contingentamento avulso da una graduatoria di bisogno.
- La promozione di un modello a bando generale sempre aperto, che organizzi in un unico sistema di valutazione le molteplici domande di accesso alle prestazioni.
- La restituzione ai Comuni del ruolo di programmazione e gestione dell’offerta abitativa pubblica e sociale, ivi compresa la responsabilità sulle procedure relative alla formazione delle graduatorie, all’assegnazione degli alloggi e alla decadenza.
- La sopportabilità del canone sociale, tenendo conto delle reali condizioni reddituali.
- La possibilità della partecipazione degli operatori privati, a patto che offrano garanzie di capacità e di professionalità, e apportino alloggi in proprietà o disponibilità.
I punti sintetizzati, che ieri pomeriggio sono stati illustrati dalla delegazione sindacale, sono sicuramente proposte concrete e coerenti con il disagio che vivono gli inquilini delle case popolari e coloro ─ in Lombardia ci sono almeno 30.000 domande inevase di case popolari ─ che attendono da anni una risposta ad un bisogno primario.
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