Buon compleanno CGIL. Alla festa per i 110 anni “Sempre dalla parte del lavoro”

in UFFICIO STAMPA

29 settembre «Carta e referendum, per riaccendere la speranza»
Rassegna.it
Il segretario generale Susanna Camusso interviene in Piazza del Popolo. “Non abbiamo scritto una legge per metterla in un cassetto: il Parlamento deve discuterla” dice dal palco, rimarcando che “le vere ragioni della crisi sono le disuguaglianze”

(fotografia di Cgil nazionale, account Twitter)
“Non abbiamo scritto una legge per metterla in un cassetto: il Parlamento deve affrontarla e discuterla, e in questa discussione noi ci vogliamo stare”. Un avvertimento lanciato alla ‘politica’ quello lanciato dal palco di piazza del Popolo, a Roma, dal segretario generale Cgil Susanna Camusso, nella corso della festa per i 110 anni della Cgil. Una legge, dunque, proposta per contrastare “le politiche sbagliate, quelle che affermano che togliendo i diritti si stia meglio. I diritti vanno invece dati a chi non li ha. Dobbiamo allora alzare lo sguardo sulle diseguaglianze, perché queste sono le ragioni della crisi”.
All’inizio del suo intervento, Susanna Camusso ha sottolineato come la Cgil sia l’unica “organizzazione che sventola con orgoglio le sue bandiere rosse”, perché “orgogliosa della sua storia, fatta di umanità e di cambiamento, di grandi lotte e grandi sacrifici”. Una storia fatta anche “di responsabilità: non chiuderci mai in noi stessi, guardare al di fuori di noi, soprattutto non accettare la logica, oggi molto diffusa, degli uomini soli al comando che fanno e decidono tutto”.
Il segretario generale Cgil ha quindi ringraziato le “migliaia e migliaia di militanti e delegati che sono riuscite a raccogliere un milione e 200 mila firme. Una partecipazione straordinaria, di chi non si rassegna al fatto che non ci siano diritti uguali per tutti”. Nei mesi che hanno preceduto la consegna delle firme “abbiamo incontrato tanta disperazione, nuove povertà, crescente disoccupazione. Non è vero che tutto va bene: la Carta dei diritti e i tre referendum sono lo strumento per riaccendere la speranza, per far brillare l’idea che si può cambiare”.
Il segretario ha poi affrontato il tema delle pensioni, in riferimento all’accordo di mercoledì 28 settembre con l’esecutivo: “Abbiamo conquistato delle prime cose, dei piccoli risultati, ma importanti, perché ci dicono che si può cambiare, che possiamo ricominciare a dire che i lavori non sono tutti uguali, che le persone non sono tutte uguali”. Camusso ha poi aggiunto di aver sentito “un commentatore tv, in proposito al verbale firmato col governo, dire: ‘sono i soldi che l’Europa ci ha dato per i rifugiati’. Dobbiamo combattere l’idea che c’è sempre qualcuno contro qualcun altro, che se si prova ad affrontare il problema delle pensioni allora si toglie a qualcun altro. Basta con gli egoismi, basta con questa idea che chi è di fianco a te, eppure è come te, comunque ti appare nemico”.
Tornando a Carta e referendum, Camusso ha sottolineato che il loro principio cardine è quello dell’inclusione: “Da domani dobbiamo ricominciare a impegnarci nella contrattazione, contrattare includendo tutti, chi ci è intorno. In ogni luogo di lavoro non c’è solo chi conosciamo, ma anche tanti ‘invisibili’, quelli che oggi hanno i voucher e neanche un rapporto di lavoro”. Ecco allora il valore della Carta: “avere diritti uguali anche se abbiamo contratti diversi, viviamo in zone diverse, ma tutti con la medesima dignità”.
In conclusione, Camusso si è concentrata sul contenuto dei tre referendum: i voucher, che “sono la nuova grande malattia della precarietà di questo paese” e quello sugli appalti, con “i rapporti di lavoro messi a rischio dalle gare a massimo ribasso”. Infine, quello “sulla tutela sui licenziamenti, che possiamo anche chiamare ‘il nuovo articolo 18’. Da questo trimestre i licenziamenti salgono, sono tante le persone non hanno tutela. E se non c’è tutela sul lavoro, non c’è libertà per i lavoratori, ma solo obbligo e sfruttamento”.