Accesso alla casa: Tribunale di Milano solleva questione di costituzionalità

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CGIL Lombardia e SUNIA Lombardia:
🏘️ «Un passo avanti importante contro le discriminazioni nell’accesso alla casa»

Dopo oltre un anno, è arrivata la sentenza sulla seconda causa promossa insieme ad ASGI, APN, NAGA e SICET, con il supporto legale degli Avvocati Guariso, Neri e Colombo.

Al centro del ricorso una norma della legge regionale lombarda sulle politiche abitative, che riprende integralmente quanto previsto dall’articolo 40, comma 6, del Testo Unico sull’Immigrazione (cosiddetta legge Turco-Napolitano). La norma prevede che solo i cittadini stranieri debbano dimostrare di svolgere una regolare attività lavorativa per poter accedere agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, a differenza dei cittadini italiani ed europei.

Si tratta di un requisito discriminatorio, che crea disuguaglianza nell’accesso a un diritto fondamentale come quello alla casa, colpendo proprio chi vive situazioni di maggiore fragilità economica e sociale.

Il Tribunale di Milano ha accolto le nostre argomentazioni, riconoscendo che questa previsione potrebbe violare l’articolo 3 della Costituzione, sia nella parte in cui vieta trattamenti irragionevolmente diseguali, sia per la mancata tutela delle persone in condizione di svantaggio. Per questo ha deciso di sospendere il procedimento e rimettere la questione alla Corte Costituzionale, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità della norma.

Nell’ordinanza, il giudice sottolinea l’irragionevolezza del vincolo lavorativo, in particolare perché:

  • non tiene conto del reale stato di bisogno della persona, che può essere disoccupata o inabile al lavoro (come nel caso di uno dei ricorrenti, dichiarato invalido al 100%);

  • non è richiesto ai cittadini italiani o europei, pur trovandosi anche loro, spesso, in condizioni economiche difficili;

  • non è coerente con la funzione sociale dell’edilizia pubblica, che dovrebbe sostenere chi ha maggior bisogno di un’abitazione dignitosa.

CGIL Lombardia e SUNIA Lombardia seguiranno con attenzione l’iter presso la Corte Costituzionale, nella convinzione che il diritto alla casa debba valere per tutte e tutti, senza distinzioni discriminatorie verso le persone con background migratorio.