Ospedale di Cantù: ricorso contro la presenza del Centro Aiuto alla Vita
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In gioco il diritto all’autodeterminazione e la piena applicazione della legge 194
La CGIL di Como, la FP CGIL di Como, CGIL Lombardia, la FP CGIL Lombardia, Arcigay Como, Medicina Democratica e ARCI di Como hanno presentato nelle scorse settimane un ricorso contro ASST Lariana in merito alla decisione di assegnare uno spazio all’interno del presidio ospedaliero di Cantù al Centro Aiuto alla Vita.
Una scelta che le organizzazioni ricorrenti giudicano grave e inaccettabile, perché rischia di compromettere il diritto all’autodeterminazione delle donne e di minare la piena applicazione della legge 194/78, che garantisce l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza in condizioni di libertà, sicurezza e consapevolezza.
“L’assegnazione di uno spazio all’interno di un ospedale pubblico a un’associazione che annovera tra le proprie finalità statutarie il contrasto ad ogni provvedimento che legittimi pratiche abortive è una scelta grave. Riteniamo che la tutela del diritto di scelta delle donne debba restare libera: la presenza di questa associazione all’interno di un ospedale pubblico non è accettabile e mina un diritto stabilito dalla legge” dichiarano i ricorrenti.
Secondo CGIL, FP CGIL e le associazioni coinvolte, un ospedale pubblico – deputato alla tutela della salute delle donne, compresa la loro autodeterminazione – non può ospitare né avallare attività che entrano in contrasto con i propri fini istituzionali e con i vincoli normativi.
Particolarmente preoccupante è il contenuto della convenzione stipulata da ASST Lariana, che prevede forme di collaborazione tra il personale del consultorio e il Centro Aiuto alla Vita, inclusi “incontri informativi per condividere il contenuto del materiale informativo da distribuire”. Un’impostazione che presuppone un’interazione strutturata tra associazione apertamente antiabortista e personale sanitario pubblico.
Una collaborazione che, secondo i ricorrenti, rischia di compromettere i principi fondamentali che devono guidare il servizio pubblico: imparzialità, appropriatezza, rispetto delle scelte della donna e carattere non giudicante degli interventi sanitari e di consulenza.
La delibera adottata da ASST Lariana restituisce dunque un quadro allarmante. Il rischio concreto è che uno spazio che dovrebbe essere sicuro, neutrale e di tutela dei diritti si trasformi in un luogo potenzialmente condizionante, indebolendo il ruolo del servizio pubblico nella piena applicazione della legge 194/78.
Per la CGIL e le organizzazioni ricorrenti, la sanità pubblica deve restare un presidio laico e garante dei diritti, capace di assicurare alle donne percorsi di informazione e cura fondati sul rispetto, sulla libertà di scelta e sull’autodeterminazione, senza interferenze ideologiche o pressioni di alcun tipo.