Autonomia differenziata: l’emblematico caso lombardo

in UFFICIO STAMPA

Dalla sanità alle politiche attive, Regione Lombardia è già un caso di gestione autonoma discutibile dei servizi, a discapito della vita e del lavoro dei suoi cittadini

I lavoratori lombardi hanno portato il caso all’iniziativa organizzata a Verona “Autonomia differenziata: un progetto da fermare”

 

Autonomia differenziata? No grazie. La Cgil respinge con forza un disegno di legge che distoglie l’attenzione dai problemi reali delle persone compromettendo anche la vita quotidiana dei cittadini. 

La Lombardia è già un esempio lampante della compromissione, a partire dalla gestione del sistema sociosanitario. Lo ha spiegato bene il segretario generale della CGIL Lombardia Alessandro Pagano durante l’iniziativa organizzata a Verona da Cgil Veneto, Lombardia, Emilia Romagna.

“L’ex governatore lombardo Formigoni – ha spiegato Pagano  ha sfregiato il sistema sanitario negli anni ’90, ben prima della riforma del Titolo V, con lo slogan “libera scelta del cittadino”. Da lì si sono innestate riforme di devoluzione del sistema sanitario fino all’equivalenza tra pubblico e privato. Sono noti a tutti i vincoli e i limiti del pubblico. C’è una grande forza che spinge questa deriva: gli interessi privati nella erogazione del bene pubblico. Grandi gruppi centrali hanno investito nella opportunità di privatizzazione”.

Ne è un esempio anche il trasporto pubblico locale. “Trenord – ha detto ancora Pagano – non è esempio di buon funzionamento per via del cortocircuito tra impresa che organizza il lavoro e Regione che gestisce il sistema, a discapito di utenti e lavoratori. In Lombardia stiamo misurando come i progetti di autonomia di fatto costituiscono un limite alla qualità dei servizi. La sindrome da “primi della classe” nasconde l’asservimento all’interesse privato dell’impresa”.

Altro esempio citato da Pagano è quello dell’ambiente. I componenti del Patto per lo sviluppo, ad eccezione della Cgil, hanno firmato un documento con cui si legittima Regione Lombardia a rinegoziare i termini della Direttiva sulla qualità dell’aria. Una direttiva sacrosanta specie in un territorio inquinato come quello lombardo. “Ma la Regione non ha alcuna titolarità negoziale in Europa – ha sottolineato Pagano -. E’ un’iniziativa velleitaria e contraria agli interessi dei lombardi. Noi siamo indisponibili a seguire una logica autonomista di pura propaganda”.

Olga Talamucci, lavoratrice della Giunta di Regione Lombardia, ha spiegato ulteriori paradossi. “Siamo l’unica regione che per le politiche attive per il lavoro ha optato per la delega alle province, una scelta discutibile che genera forti disomogeneità fra i territori, che ha prodotto 12 modelli diversi di gestione dei centri per l’impiego e l’assenza di un efficace coordinamento da parte della Giunta regionale. Anche per un’altra funzione importantissima come la Protezione Civile, Regione Lombardia ha scelto lo scaricabarile sulle amministrazioni provinciali, ma senza che queste abbiano le dovute capacità assunzionali. Dopo il riassetto istituzionale, ovvero la incompiuta riforma Delrio, le amministrazioni provinciali si sono trovate con le gambe spezzate dai vincoli contabili e dal taglio alle risorse economiche e infrastrutturali.

Questo è uno dei paradossi: Regione Lombardia prova a scaricare le funzioni delegate che lo Stato le ha assegnato e nel frattempo pretende il trasferimento in via esclusiva di tutte le 23 materie”.

Claudio Ambrosio, dipendente Carrefour, ha aggiunto ulteriori elementi di preoccupazione se il del Calderoli dovesse diventare legge. “La grande distribuzione – ha spiegato ai 600 partecipanti dell’iniziativa veronese – opera dalle 7 di mattina fino a notte, ci sono moltissime lavoratrici con part time involontario e quindi stipendi più bassi. Per loro i trasporti e la casa sono già un problema. In più fanno un lavoro usurante, che impatta quindi anche sulla sanità e già oggi in Lombardia ci misuriamo con una regione che ha abbandonato la sanità territoriale. Nella gdo i grandi gruppi stranieri e italiani sono in difficoltà già oggi. Il rischio è che gli imprenditori pensino a contratti su misura su base regionale”. Rendendo molto più complessa la contrattazione col rischio di peggiorare ulteriormente le condizioni di vita e lavoro.

“Salari bassi, precarietà, diritto allo studio non garantito, sistema fiscale che colpisce lavoratori e pensionati: questi problemi non si risolvono con l’autonomia o il presidenzialismo”. Così Maurizio Landini, segretario generale Cgil, concludendo l’iniziativa a Verona. “E’ necessario affermare un modello economico e sociale diverso da quello odierno. Il disegno che oggi è in atto ha come obiettivo lo smantellamento della Costituzione e dei suoi valori. Guarda caso quelli che cercano di cambiare la Costituzione vengono da una politica che non ha partecipato alla sua costruzione”.

“Oggi – ha sottolineato Landini – per noi l’unica riforma istituzionale utile è cambiare legge elettorale per far scegliere ai cittadini le persone da eleggere, eliminando le liste bloccate. Il nuovo stato sociale che vogliamo costruire si costruisce nel territorio con la democrazia e la conoscenza”.

La Cgil non parteciperà al tavolo del governo sull’autonomia differenziata.

 

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