Legalità: “Lavoro, diritti, inclusione”, parte lunedì 4 settembre il campo di formazione e lavoro organizzato dalla Cgil Lombardia alla Libera Masseria di Cisliano confiscata alle mafie

in UFFICIO STAMPA

La giornata conclusiva l’8 settembre con Giuseppe Massafra della segreteria nazionale Cgil

Dal 4 all’8 settembre si terrà, presso il bene confiscato alla ‘ndrangheta “La Masseria” di Cisliano, il campo di Lavoro e Formazione organizzato dalla CGIL Lombardia.

È la prima esperienza confederale di campo della Legalità organizzata direttamente dalla CGIL alla quale parteciperanno più di venti fra studenti universitari e sindacalisti di diverse categorie e Camere del Lavoro. Il programma del campo sarà incentrato sui temi del lavoro, dei diritti, dell’inclusione e del riuso dei beni confiscati, temi sui quali l’iniziativa del campo segna lo sviluppo dell’impegno della CGIL Lombardia. Attività manuali al mattino, formazione a cura del sindacato regionale, delle associazioni, della Cgil nazionale, del Tribunale di Milano, della commissione Antimafia della Regione al pomeriggio per chi vi prenderà parte.

Nella giornata conclusiva di venerdì 8 settembre, dalle 9.30 alle 13.00, si terrà un’iniziativa dal titolo “Dal lavoro precario e sfruttato al lavoro liberato: La Carta dei Diritti Universali del Lavoro”, alla quale interverranno:

 

Giuseppe Massafra  CGIL Nazionale,

Elena Lattuada  CGIL Lombardia,

Massimo Bonini  CdLTM Milano,

Giacomo Licata  CdLT Como,

Jorge Torre  CdLT Ticino Olona,

Alessio Gallotta  Filt CGIL Lombardia,

Vincenzo Quaranta  Filcams CGIL Lombardia

 

Tra gli ospiti anche una donna testimone di giustizia in un processo contro la mafia, che racconterà la sua storia.

 

Il numero dei beni immobili confiscati in Lombardia è in crescita. Erano 1.275 alla fine del 2015, la maggior parte concentrati a Milano, Brescia, Varese e a seguire nelle altre province lombarde. Di questi, la maggior parte sono stati destinati ad housing sociale, centri per anziani e disabili, comunità per minori, centri di accoglienza per migranti. Ci sono anche le buone pratiche di imprese riaperte da cooperative o dagli stessi lavoratori, come la pizzeria Fiore, ex Wall Street, di Lecco.

In particolare la storia della Libera Masseria di Cisliano, un tempo in mano alla ‘ndrangheta, nasce da un’iniziativa di Libera e di altre Associazioni che, con il sostegno del comune, avevano “occupato” lo spazio fino all’assegnazione provvisoria al comune, da parte dell’Agenzia nazionale, con l’affidamento della gestione a Caritas e Ucapte.

Oggi, oltre al ristorante – pizzeria che è in fase di riattivazione, dispone di piccoli appartamenti assegnati a persone rimaste senza casa, con altri spazi destinati a riunioni e iniziative pubbliche. Circondata da terreni messi a disposizione dalla Caritas, è l’ambiente ideale per i campi della legalità che dallo scorso anno sono organizzati insieme dalla CGIL e dalle Associazioni.

“Nel campo – dice Vincenzo Moriello, del dipartimento Legalità della CGIL Lombardia – le attività di laboratorio e di manutenzione della struttura diventano un’esperienza straordinaria di relazione e di reciproco scambio. La lotta alle mafie richiede conoscenza, consapevolezza e responsabilità, ma soprattutto una cultura della quale vogliamo che adulti e ragazzi diventino protagonisti, che affermi  valori alternativi a quelli delle mafie.

Il vero punto di forza dell’insediamento mafioso nella nostra regione –  dice ancora Vincenzo Moriello – è il sistema di relazioni economiche e sociali che permette una crescente penetrazione nell’economia legale. Senza la complicità di politici e imprenditori i mafiosi non prenderebbero piede (pensiamo al caso Perego strade)”.

Per questo l’arma della confisca e del riutilizzo di aziende e beni sequestrati è della massima importanza per poterli trasformare in beni comuni.

“Tuttavia c’è un problema di tempi – dice Marinella Magnoni, della segreteria della CGIL Lombardia -. Come si sa, in assenza di attività un’impresa smette di stare sul mercato e muore. Questo è quanto spesso succede a queste realtà produttive in attesa della confisca definitiva. Ci sono posti di lavoro da difendere, e la gestione può essere affidata agli stessi lavoratori e lavoratrici, contribuendo così a risanare un pezzo di economia prima illegale, nel rispetto dei diritti di chi lavora”.

“Inoltre – conclude Marinella Magnoni – quando ad essere confiscati sono beni immobili, il loro riutilizzo sociale può essere una risposta efficace alla sempre maggiore richiesta di inclusione e di sostegno, ed è importante per il sindacato che tutto questo passi attraverso una sana negoziazione sociale”.