Beni confiscati: un’intesa per rafforzare la rete istituzionale e sociale

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Firmato al Tribunale di Milano il Documento d’intesa per la gestione e lo sviluppo dei beni e delle aziende confiscate

È stato firmato oggi, 17 luglio 2025, presso il Tribunale di Milano, il Documento d’intesa per la gestione e lo sviluppo dei beni e delle aziende confiscate, che coinvolge numerosi soggetti istituzionali e sociali.

L’accordo è il frutto di un lavoro collettivo che vede impegnati Tribunale, Procura della Repubblica, Prefettura, Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, Regione Lombardia, Comune di Milano, ARPA Lombardia, Ordini professionali (commercialisti e avvocati), ABI, rappresentanze delle imprese e delle cooperative, parti sociali e le tre Confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL.

L’obiettivo dell’intesa è rafforzare l’efficacia degli interventi su beni e aziende colpite da misure di sequestro e confisca, con particolare attenzione alla tutela occupazionale e al valore sociale del patrimonio recuperato.

«Spesso ci troviamo di fronte a violazioni gravissime – ha dichiarato Angela Mondellini, segretaria CGIL Lombardia con delega alla legalità –: mancato pagamento di salari e contributi, condizioni di lavoro fuori da ogni norma. Il nostro compito è tutelare il lavoro e i livelli occupazionali».

Le aziende confiscate rischiano un rapido deterioramento già a partire dalle fasi del sequestro. Intervenire tempestivamente significa proteggere i posti di lavoro, garantire la legalità e trasformare un bene sottratto alla criminalità in una risorsa per il territorio.

«I beni confiscati possono e devono essere restituiti alla collettività – ha sottolineato Valentina Cappelletti, segretaria generale CGIL Lombardia –. Possono diventare nuove imprese con una vocazione sociale e creativa, rimettendo al centro il valore della persona. La CGIL sostiene questo processo da molti anni e continuerà a farlo, anche attraverso la formazione delle sindacaliste e dei sindacalisti che operano quotidianamente nei territori».

Il documento rafforza una rete già attiva in Lombardia per la valorizzazione dei beni confiscati e punta a consolidare il lavoro comune, promuovendo trasparenza, legalità e giustizia sociale.