Ex Breda: Cgil, Governo e Ministro dell’Interno chiariscano fatti di Brescia

Le segretarie confederali della CGIL nazionale, Lara Ghiglione, e della CGIL Lombardia, Angela Mondellini, hanno preso una ferma posizione sui gravi fatti denunciati dalle attiviste di Extinction Rebellion, trattenute in caserma a Brescia e sottoposte a trattamenti umilianti.
“Sollecitiamo chiarimenti da parte del Governo e del Ministro dell’Interno”, dichiarano Ghiglione e Mondellini, “dopo i gravi fatti denunciati dalle attiviste di Extinction Rebellion, portate in caserma a Brescia e obbligate a fare squat completamente nude”.
Secondo quanto riportato, le attiviste, e in particolare le ragazze, sono state costrette a denudarsi e, nonostante la presenza di mestruazioni, private degli assorbenti. “Questo trattamento ci preoccupa moltissimo”, affermano le dirigenti sindacali, “perché appare lesivo della dignità delle manifestanti, in un Paese democratico dove il diritto al dissenso è previsto e tutelato dalla Costituzione”. Le due segretarie sottolineano come simili episodi, in combinazione con le restrizioni già previste dal Ddl Sicurezza, rappresentino “un chiaro segnale di compressione del diritto a manifestare”.
Brescia e l’ombra della repressione
L’episodio di Brescia si inserisce in un contesto più ampio di preoccupazione per le crescenti limitazioni imposte alle manifestazioni di dissenso. Le attiviste di Extinction Rebellion erano impegnate in una protesta pacifica per richiamare l’attenzione sull’emergenza climatica, ma si sono trovate a subire pratiche che evocano scenari di repressione incompatibili con un sistema democratico.
Non si tratta di un caso isolato: episodi simili di intimidazione e controllo severo sulle proteste si sono già verificati in diverse città italiane. A Brescia, però, il trattamento subito dalle manifestanti ha superato ogni limite, sollevando indignazione e richieste di chiarimenti non solo da parte dei sindacati, ma anche da organizzazioni per i diritti umani e la società civile.
Il Ddl Sicurezza: una minaccia al diritto di protesta
Nel frattempo, il Ddl Sicurezza introduce misure che rischiano di criminalizzare ulteriormente il dissenso. Le previsioni contenute nella proposta legislativa vanno dall’inasprimento delle pene per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate all’introduzione di misure restrittive preventive, configurando uno scenario che riduce drasticamente gli spazi di libertà per cittadini e attivisti.
“Cosa dobbiamo aspettarci durante le prossime manifestazioni?”, si chiedono Ghiglione e Mondellini. “Verremo trattate come pericolose criminali da sottoporre a misure restrittive e ispettive? Sembra davvero che si stia perdendo il senso della misura se chi dissente rischia di subire queste pratiche umilianti e addirittura il carcere, come prevede il Ddl Sicurezza”.
Una richiesta di intervento immediato
La CGIL ribadisce l’urgenza di un intervento chiaro e risolutivo da parte delle istituzioni. “Ci auguriamo che giungano presto chiarimenti e vengano adottate misure per evitare che simili episodi possano ripetersi”, concludono le due segretarie.
In un momento storico segnato da profonde trasformazioni sociali e ambientali, il diritto a manifestare non può essere messo in discussione. Le vicende di Brescia rappresentano un campanello d’allarme per tutte le forze democratiche del Paese, chiamate a vigilare affinché la libertà di espressione e il rispetto della dignità umana rimangano valori fondamentali e inalienabili.