Si ascoltino le proteste per fare una buona alternanza scuola-lavoro

in Istruzione Formazione Ricerca, UFFICIO STAMPA

La discesa in piazza in 70 città italiane degli studenti delle scuole secondarie superiori, dopo i primi due anni di obbligo dell’alternanza scuola-lavoro, conferma quello che da tempo la FLC CGIL denuncia

L’obbligo di 200 ore per i licei e di 400 ore per i tecnici e professionali di Alternanza Scuola-Lavoro è un errore. A dirlo è Tobia Sertori, segretario generale della FLC CGIL Lombardia.

Le motivazioni non sono contro lo strumento dell’Alternanza scuola-lavoro ma, al contrario, per la difesa di un’opportunità formativa che, nelle modalità e nei tempi previsti dalla Legge 107, è invece diventata un mero adempimento burocratico da parte delle scuole, cancellando anni di buone pratiche di ASL iniziate ben prima della Legge 107, fin dal 2003.

Nelle scuole dove l’alternanza è stata una scelta progettata dalla scuola, condivisa dall’impresa e strumento formativo di innovazione per gli studenti, l’alternanza ha  dato risultati sia dal punto motivazionale anche per gli studenti in difficoltà che come strumento di orientamento.

Perché allora questa Alternanza scuola-lavoro non trova adesione e appeal né negli studenti, né nelle scuole?

  • Perché introdurre obbligatoriamente un numero così elevato di ore indipendentemente dal contesto territoriale e dal numero di studenti, che a regime si aggireranno intorno al milione e mezzo, è decretare il fallimento dell’ASL e la mera burocratizzazione di una opportunità formativa.
  • Perché prima bisogna preparare le aziende in un progetto formativo di investimento verso i propri tutor aziendali appositamente formati e di condivisione che l’ ASL è percorso di formazione, non strumento per l’immediata necessità dell’impresa. Non una mera opportunità di mano d’opera.
  • Perché le imprese italiane sono di piccole dimensioni e serve mettere insieme le stesse per una visione di competizione tramite una formazione e una cultura del lavoro che si intreccino con la formazione con al centro la persona cittadino/lavoratore.
  • Perché i docenti non sono stati preparati e formati per una novità curricolare che modifica il percorso didattico.
  • Perché tutta la scuola, tutto il consiglio di classe deve essere coinvolto nella progettazione, nell’attuazione, nella relazione con studenti e azienda, non il solo docente tutor.
  • Perché l’ ASL anche per i licei  non ha visto le strutture pubbliche preparate (salvo rarissimi casi) ad accogliere studenti nei processi formativi co-progettati  con le scuole.

La collaborazione con le imprese e gli enti che investono nella formazione delle lavoratrici e dei lavoratori, può favorire anche l’innovazione della didattica e la diffusione di processi formativi orientati all’acquisizione di competenze spendibili anche nel mondo del lavoro, promuovendo al contempo: l’orientamento, la cittadinanza attiva, un maggiore coinvolgimento dei giovani nei processi di apprendimento e una cultura del lavoro come parte integrante della vita di una persona.

Che fare?

Cancellare l’obbligo delle 200 e 400 ore. Rideterminare partendo da un minimo, assegnato ad ogni scuola, inserita in contesti territoriali diversi, le ore aggiuntive di ASL. L’obbligatorietà potrebbe prevedere un minimo di ore  lasciando alle scuole l’ampliamento fissando una percentuale di flessibilità.

Costruire criteri di certificazione formativa dei tutor delle imprese/enti.

Rendere obbligatoria l’iscrizione delle imprese e degli enti in un registro per l’ ASL .

Serve un piano di formazione per i docenti e un investimento di risorse economiche e per la parte gestionale-amministrativa, non di poco conto, un aumento del personale nelle segreterie scolastiche.

Agli studenti e alle studentesse vanno garantiti la gratuità del percorso di ASL senza costi a carico delle famiglie e l’applicazione di una carta dei diritti.

Non sprechiamo un’opportunità formativa per loro importante, uno stimolo per la scuola e un investimento, non di mero interesse di manodopera a basso costo, per un nuovo modello di impresa, competitivo perché innovativo, formativo, dalle competenze professionali, culturali e di cittadinanza.

 

Milano, 16/10/2017

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