Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso chiude a Brescia i lavori degli Stati Generali della Cgil Lombardia

in UFFICIO STAMPA

Centinaia di lavoratrici e lavoratori ascoltano il suo intervento, trasmesso con gli altoparlanti anche all’esterno

Così si concludono le tre giornate di dibattito e di studio per migliorare e integrare la tutela individuale e collettiva

 

Conclusa oggi a Brescia, con l’intervento del segretario generale della Cgil Susanna Camusso – che centinaia di lavoratori e lavoratrici hanno potuto ascoltare con altoparlanti predisposti all’esterno della Camera di Commercio – la riunione degli Stati Generali della Cgil Lombardia.

Al centro delle tre giornate, una riflessione comune su come integrare, innovare, sperimentare progetti per tutelare di piu’ e meglio chi lavora. Come funzionano, come si possono sviluppare e in quale direzione le strutture che nelle sedi Cgil erogano i servizi di tutela individuale, dal Patronato ai servizi fiscali e agli uffici vertenze? Il sindacato sta cercando risposte nuove.

Nella sua relazione della prima giornata il segretario organizzativo Marco Di Girolamo, ha presentato il sistema Sin Cgil: una grande piattaforma cui fanno riferimento i servizi di tutela individuale della nostra organizzazione. Gli obiettivi di breve, media e lunga durata? Sviluppare e migliorare il sistema integrando tutele individuali e collettive per garantire al meglio la “presa in carico“ delle persone. Il tutto all’insegna dell’accoglienza nelle nostre Camere del lavoro come elemento fondamentale, e di correlazione tra i servizi, con l’utilizzo di una figura di operatore multifunzionale reso possibile dalla collaborazione con lo Spi.

La condizione per raggiungere questi obiettivi e’ la confederalita’: idea essenziale sulla quale si fonda il nostro lavoro comune.

Gli interventi dei responsabili delle diverse strutture di servizio, dal Caaf all’Inca, dall’Ufficio Vertenze a Sintel, si sono alternati a quelli delle Camere del Lavoro e delle categorie, mentre Riccardo Di Capua, responsabile informatico di Sintel ha illustrato la rivoluzione che verra’ impressa con la piattaforma Sin Cgil e l’apposita app, nuovo strumento per funzionari e delegati per raccogliere dati e informazioni sulla situazione fiscale dei lavoratori, per prendere appuntamenti negli uffici Caaf e Inca, per raccogliere informazioni sulle aziende, con l’obiettivo di un’estensione delle tutele. La seconda giornata e’ stata caratterizzata dagli interventi delle associazioni che, tutte, da Federconsumatori al Sunia e all’Auser, hanno sottolineato l’esigenza di costruire sinergie con il sindacato sul terreno delle tutele individuali.

Nel suo intervento conclusivo della seconda giornata di dibattito Nino Baseotto, della segreteria nazionale Cgil, ha sottolineato che accoglienza e integrazione sono le parole chiave per la presa in carico delle persone da parte del nostro sistema di tutele. Sin cgil sara’ l’integratore di tutto il sistema informatico nazionale, per questo e’ fondamentale che si diffonda la conoscenza approfondita delle sue potenzialità, dal momento che ci può supportare per superare alcuni limiti che ancora abbiamo. Ormai l’apporto del sistema delle tutele al numero dei nuovi iscritti alla nostra organizzazione e’ acclarato e riconosciuto. Con la tutela individuale alimentiamo il proselitismo. La media nazionale dei tesserati tramite il sistema dei servizi è del 60%. Certo, si tratta di un’iscrizione che può essere temporanea, precaria, anche se non sempre e’ cosi’, e accusiamo dei ritardi in termini di fidelizzazione e stabilizzazione, ma su questo terreno soprattutto le categorie possono giocare un ruolo importante.

Sono in corso dei processi di sperimentazione che dimostrano che in alcune strutture, nonostante i tagli del governo, il patronato Inca potrebbe chiudere il bilancio in pari grazie a meccanismi di solidarietà interni e all’aumento dei nuovi iscritti. Tutto questo anche grazie alle professionalità di chi in quei servizi lavora; saperi e competenze che vanno riconosciuti, e di questo discuteremo presto in una serie di riunioni già svolte e in programma nei territori, contestualmente all’analisi dei bilanci aggregati.

Complessivamente occorre spostare più avanti – ha detto il segretario Cgil – i confini dell’accoglienza, dalle nostre sedi Cgil ai luoghi di lavoro, nella convinzione che coniugare la tutela individuale e collettiva fa bene alla nostra organizzazione, e che dobbiamo scommettere sul ruolo delle delegate e dei delegati.

Terminando il suo intervento Baseotto ha infine esortato a superare le tendenze a conservare quello che c’e’ e le resistenze a mettere in connessione i cambiamenti nei luoghi di lavoro con il nostro stare sul territorio. Anche nella prospettiva del prossimo congresso, occorre abbandonare l’uso del “noi e voi”, ha detto, per affermare, nel pieno riconoscimento delle rispettive autorità e funzioni di ogni struttura, il dato comune di appartenenza ad un’unica grande realtà che e’ la Cgil.

Elena Lattuada, aprendo l’ultima giornata degli stati generali, di fronte a un’affollatissima platea di donne e uomini che operano nei servizi di tutela individuale nelle sedi della Cgil, ha voluto ricordare due fatti “che non ci piacciono”: il primo, quello accaduto a Como, con la provocazione fascista e revanscista contro una rete di associazioni, di cui fa parte anche la Cgil, che si occupa di accoglienza dei migranti. Come atto di condanna, Elena Lattuada ha proposto all’assemblea di assumere una presa di posizione da diffondere in tutti i luoghi di lavoro, per dire chiaramente che “non passeranno, che noi non torniamo indietro sul terreno della difesa dei diritti di tutti”.

Il secondo fatto che “non ci piace” ha proseguito Lattuada, e’ la vicenda di Marica Ricutti, la mamma licenziata da Ikea per non aver accettato gli orari imposti dalla multinazionale svedese, che si fregia di rispettare i diritti delle donne e lascia a casa una donna separata con due figli, di cui uno con seri problemi di salute. A lei l’assemblea ha riservato un caldo applauso di solidarietà e di sostegno.

Non avremmo immaginato, ha ripreso il segretario della Cgil Lombardia, quando abbiamo organizzato gli stati generali, che solo a un giorno di distanza avremmo avuto un grande appuntamento di mobilitazione come quello di sabato prossimo.

Da quelle manifestazioni partirà un duplice messaggio, al governo, perché sia chiara la nostra volontà di mantenere aperto il confronto sulla previdenza, e a Cisl e Uil per ribadire che noi abbiamo lavorato per mesi sulla base di una piattaforma unitaria che rappresentava un punto di equilibrio nel rapporto con le persone. Se guardiamo ai risultati, e’ evidente che una linea di coerenza deve per noi richiamarsi a quegli obiettivi costruiti insieme ai lavoratori. Da li’ non si arretra: noi siamo legati a quella piattaforma e chiediamo che questo valga anche per Cisl e Uil. La legge Fornero va cambiata, i lavori non sono tutti uguali e un passo alla volta, per usare lo slogan della Cisl, deve significare fare un passo in avanti, non tornare indietro. Al tema della previdenza, si lega poi strettamente quello del lavoro.

In queste tre giornate – ha poi proseguito entrando nel merito dei temi al centro degli Stati generali – col gruppo dirigente lombardo abbiamo provato a coniugare lo slogan “integrare, innovare e sviluppare i progetti per tutelare di più”.

Oggi chi entra nelle nostre sedi ci chiede di prendere in carico i propri problemi, spesso di fronte a un disagio profondo e all’incertezza delle regole, ma anche riconoscendo le capacita’ di chi lavora nei nostri servizi. Un valore da preservare e da migliorare. Dovendo definire in tre parole cosa abbiamo fatto in questi anni di crisi, Elena Lattuada nel suo intervento sceglie queste: “abbiamo contrattato, accolto, affermato i diritti”.

Cosa sarebbe successo in questi anni, si e’ chiesta Lattuada, senza questa iniziativa incessante che ha determinato la nostra rappresentanza?

Certo, sul piano delle tutele anche noi stiamo nel mercato, ma ciò che fa la differenza per quanto ci riguarda, e’ continuare a raccogliere la sfida di trasformare le risposte ai bisogni individuali in richieste collettive, provando anche a sperimentare elementi di innovazione di cui i nostri compagni che vi operano possono farsi promotori.

Questa e’ l’integrazione, che avviene tra categorie e sistema di tutele e tra i servizi stessi: provare a diventare noi propositori di bisogni anche inespressi.

La Cgil non sara’ mai un’organizzazione degli iscritti: siamo e vogliamo continuare ad essere per tutte e tutti un’organizzazione sociale di rappresentanza, ma chi ha la tessera della Cgil deve veder riconosciuto un proprio diritto non solo nelle scelte, ma anche in una possibilità “privilegiata” di accedere al nostro sistema di tutele.

Molti, ha detto Lattuada, sono i progetti messi in campo per migliorare e qualificare la nostra azione. Per noi integrazione vuol dire coscienza di essere donne e uomini che lavorano allo stesso scopo e con pari dignità. In tutta la Lombardia i dipendenti Cgil sono circa 1800, due terzi dei quali sono apparati politici, mentre un terzo e’ impiegato nelle tutele individuali. Nella crisi, il carico di lavoro e’ aumentato per tutti, e tutti ci siamo fatti carico della sofferenza diffusa delle persone, soprattutto chi opera nel sistema di tutele individuali. Per questo, ha preannunciato il segretario Cgil Lombardia, faremo una ricognizione di quello che c’e’ e delle condizioni di lavoro di chi opera nei servizi, riconoscendo al meglio ruoli e funzioni di chi oggi svolge un grande lavoro di qualità.

 

Concludendo gli stati generali della Cgil Lombardia in una gremitissima sala della Camera di Commercio di Brescia, Susanna Camusso ha iniziato il suo intervento con due abbracci, uno alla città, alla gente di Como, che ha dovuto subire una grave intimidazione che, senza violenza esplicita, sta a dimostrare che nel nostro paese e’ stato sdoganato qualcosa e forse bisogna alzare la voce. Il secondo abbraccio di Susanna Camusso e’ andato a Marica e alle lavoratrici e ai lavoratori dell’Ikea perché hanno deciso, nello stupore di molti commentatori, di scioperare dicendo qualcosa che avevamo forse un po’ dimenticato: che si può reagire. E noi continueremo a provarci insieme a lei per tutti quelli che hanno subito in questi anni la riduzione dei diritti delle persone. Questo si lega alla discussione di questi giorni, al tema di come costruire l’integrazione. Otto anni di crisi hanno cambiato domande e modalità con le quali le persone vengono nelle sedi sindacali. Nella società sono aumentate le difficolta’ e sono diminuite le risposte, e questo ha accresciuto la fatica delle nostre compagne e dei nostri compagni che lavorano nei servizi, che noi dobbiamo ringraziare e ai quali non sempre al nostro interno e’ stata riconosciuta visibilità. Il loro lavoro ci ha consentito di elaborare la Carta dei diritti e l’idea che la sottende, il riconoscimento cioè che un lavoratore, una lavoratrice non esiste in ragione del suo contratto di lavoro ma dei diritti cha ha in capo.

Rivolgendosi alle categorie, Susanna Camusso ha esortato a ricomporre il quadro, a di un mondo del lavoro diviso, di provare a rileggere che cosa vuol dire essere un grande sindacato confederale dentro grandi processi di frammentazione, attrezziandoci a dare delle risposte.

Anche la distinzione tra lavoro tecnico e lavoro politico al nostro interno va rivista, deve essere oggetto di una riflessione perché forse non corrisponde piu’ all’attività che svolgiamo.

Cos’e’ oggi in Italia l’assistenza, si e’ chiesta il segretario generale della Cgil. E’ prevalentemente la politica dei bonus, senza nemmeno garanzie di continuità.

Negli anni della crisi e ancora oggi sono innescati i meccanismi di una guerra tra poveri che contrasta con la nostra idea fondamentale di ricomposizione e riunificazione del mondo del lavoro. Di questa ricomposizione devono far parte i bisogni che incontriamo nelle tutele individuali.

Tanta parte della crescita e del rinnovamento del nostro tesseramento viene piu’ dai servizi che dalle categorie, ha continuato Susanna Camusso, e c’e’ un grande tema che e’ quello di mantenere il filo di un rapporto con i nostri iscritti, e questo e’ garantito dalla ricomposizione di tutele individuali e collettive. L’insieme dell’organizzazione deve dare valore ai servizi che sono fonte di informazione straordinaria sulla realtà del mondo del lavoro.

Al nostro interno e’ necessaria una circolarità che si fondi sul reciproco riconoscimento come militanti di questa nostra organizzazione che deve rappresentare per tutti noi una priorità.

Passando poi ai rapporti con il governo, Susanna Camusso ha esortato tutte e tutti ad essere presenti nelle cinque piazze nelle quali si articolerà la mobilitazione del 2 dicembre. E’ per noi la prima mobilitazione di una vertenza che riparte. Non e’ la premessa, come qualcuno ha insinuato, allo schieramento con chissà quale forza politica. E’ una vertenza che parla del diritto dei giovani e delle donne di questo paese di andare in pensione. La risposta che il sentiero e’ troppo stretto equivale alla scelta di condannare i giovani alla certezza di un futuro di povertà. Non si può agire sul sistema previdenziale, che deve essere pubblico e con regole certe, per deroghe e aggiustamenti che lo trasformano nella sostanza. C’e’ dunque un tema che riguarda il sistema.

Quando in tutti i giornali si esalta la proposta del governo e si incoraggiano i giovani a fare assicurazioni integrative, si sta dando loro il messaggio che non devono affidarsi al sistema previdenziale. Noi invece dobbiamo riaffermare che si tratta di un pezzo di welfare universale cui hanno diritto. E ai giovani Susanna Camusso ha dedicato gran parte del suo intervento.

La legge di bilancio non da’ risposta agli undici milioni di persone che stanno rinunciando a curarsi, e dobbiamo dire che l’allungamento dell’aspettativa di vita non sempre corrisponde a una vita dignitosa.

E’ necessario rimettere mano ai meccanismi per cui qualunque intervento sul welfare e’ di ricerca di compatibilità anziché di investimenti. Infine, affrontando il tema delicato della trattativa sulla previdenza, Susanna Camusso ha sottolineato: se ci sono impegni assunti e non rispettati, un sindacato non può dire “mi accontento di quello che c’e’ “, perché quando andrà dai lavoratori non potrà dire che quegli accordi che si raggiungono sono poi esigibili. O segni il punto di fronte agli impegni disattesi, o non sei piu’ credibile, questa e’ la nostra regola in ogni trattativa. Questo vale per il tema della previdenza come per quello del lavoro. Nessuno ci ha regalato nulla, e noi non rinunciamo a rivendicare i risultati che abbiamo ottenuto con anni di lotte, come lo stanziamento delle risorse per il contratto del Pubblico Impiego. Ancora, sui temi del lavoro Camusso ha aggiunto: I dati di oggi ci dicono che di nuovo l’asticella si e’ spostata sul contratto a tempo determinato rispetto a quello a tempo indeterminato, e che siamo ancora in presenza del moltiplicarsi dei modelli contrattuali. Si ha dunque un bel dire che occorre fare in modo che i giovani non scappino da questo paese. C’e’ una logica corrente che sta incontrando in questo periodo qualche difficoltà, ce lo dice la cronaca di ogni giorno, dalle vicende di Ryanair a quelle di Amazon. Dobbiamo essere grati a quei lavoratori che stanno dimostrando che al centro tornano ad esserci i diritti delle persone che lavorano, e che un algoritmo non e’ diverso da un capo del personale.

Questo e’ un terreno su cui il sindacato deve osare di più, non di meno.

Rivolgendosi infine agli amici e compagni di Cisl e Uil: quando ci sono delle divaricazioni c’e’ un problema relativo alle scelte che hanno fatto le controparti, ha detto.  Noi siamo andati insieme, con la piattaforma unitaria, dalle lavoratrici e dai lavoratori e pensiamo ancora che la battaglia bisogna farla insieme, ma dobbiamo decidere le regole con le quali trattiamo le piattaforme comuni. Chi e’ che giudica la distanza tra una piattaforma e la validità delle risposte? Lo dobbiamo fare insieme con le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati.

Noi siamo pronti a fare un percorso unitario anche sulla piattaforma sul fisco, ma vogliamo stabilire le regole che mettano tutti in grado di decidere se le risposte sono adeguate e le decisioni condivise.

L’invito con il quale si sono chiusi i lavori degli Stati generali della Cgil Lombardia, e’ stato quello alla partecipazione alla manifestazione di Torino di sabato prossimo. “Saremo in tanti, anche dalla Lombardia, per dire che cosi’ non va, che sulle pensioni sono necessarie risposte che garantiscano ai giovani un lavoro e una pensione dignitosi, alle donne il riconoscimento del lavoro di cura, al sistema previdenziale una maggior equità, e politiche economiche che rilancino investimenti e sviluppo, per dare un futuro diverso al paese”.

 

 

 

Tag: , , , , , , , , , , ,