No all’abbattimento del diritto di sciopero!

in Temi

In questi anni troppa pressione politica per boicottare un diritto costituzionale. Una riunione organizzata dalla Cgil Lombardia per fare il punto sulla regolamentazione dello sciopero

 

C’è una precisa volontà politica di abbattere lo strumento dello sciopero? A vedere quanto sta accadendo dentro e fuori dal Parlamento, si può dire di sì.

Nel 2014 in Parlamento sono state depositate due proposte di legge a firma Ichino e Sacconi, che prevedono una restrizione del diritto di sciopero attraverso uno stravolgimento della legge 146/90.

La Commissione di Garanzia Nazionale (organismo previsto dalla stessa legge e nominato dal parlamento), assumendo decisioni e deliberazioni in contrasto con il ruolo di garante che la stessa dovrebbe avere, sembra avallare la tesi di una riscrittura in senso peggiorativo della norma.

Il senatore Sacconi ha presentato in questi giorni un emendamento alla legge di stabilità che prevede l’obbligo per i singoli lavoratori di dichiarare l’adesione allo sciopero prima che lo stesso sia effettuato.

La Cgil ha contestato ognuna di queste mosse e in ultimo l’emendamento Sacconi, richiamando anche il presidente del Senato Pietro Grasso affinchè lo dichiari inammissibile.

Massimo Balzarini, segretario Cgil Lombardia, con Antonio Filippi e Carmen La Macchia

“L’emendamento è sbagliato e non può essere inserito in una legge che tratta solo questioni finanziarie”. A dirlo Antonio Filippi, capo area politiche industriali, terziario e servizi della Cgil nazionale, intervenuto oggi alla riunione organizzata dalla Cgil Lombardia insieme all’avvocata Carmen La Macchia, responsabile per la confederazione nazionale del coordinamento sul diritto di sciopero.

”Quando è stata scritta la Costituzione italiana – ha detto Filippi – lo sciopero è passato da essere un reato ad essere un diritto, e come tale va trattato. Non accetteremo mai l’abbattimento di un diritto costituzionale”

”Quando viene proclamato uno sciopero è perché non si è trovato un accordo con la parte datoriale. È l’unica arma in mano a chi soccombe. Sappiamo che va usata in modo corretto e rispettoso, ottemperando ad altri diritti sanciti dalla Costituzione. Vanno garantiti i servizi indispensabili. Ma la regolamentazione avviene tra le parti. L’attuale disciplina sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali prevede già strumenti e misure per modificare le procedure con accordi attuativi tra le parti sociali”.

L’avvocata La Macchia ha parlato di vera e propria “opera di distruzione del diritto del lavoro e delle organizzazioni sindacali”.  “Ci abbiamo messo anni a conquistare il diritto, in pochi giorni ce lo possono togliere. Dobbiamo fare resistenza”.

”Possiamo trovare meccanismi che regolino gli scioperi, perché non ci siano più piccole sigle a tenere in scacco lavoratori e cittadini – ha sottolineato Filippi – fermo restando che parliamo di un diritto di tutti. Dobbiamo essere pronti a una battaglia politica e culturale”.