Meglio i voucher che niente? No, meglio il contratto!

in Referendum per il lavoro 2017, UFFICIO STAMPA

Allarmanti i dati sui buoni lavoro venduti in Lombardia. Eliminiamoli, con 2 sì

L’aumento esponenziale dei voucher è un fatto. Lo dicono i dati: nel 2015 in Italia sono stati venduti 115.079.713 milioni di voucher, circa 114 milioni in più rispetto al 2008. L’Inps segnala che l’età media dei lavoratori pagati a buoni lavoro, oggi, è di 35 anni. Il lavoro accessorio quindi riguarda soprattutto i giovani. La Lombardia ha il primato dei numeri: è qui che viene venduto il maggior numero di voucher a livello nazionale. Nel 2015 erano 20.936.179, nel 2016 sono diventati 26.958.383 milioni. La maggior parte è concentrata a Milano, Brescia, Bergamo, Varese.

“C’è chi dice che alcune attività, come i lavori domestici o agricoli, possano essere pagate coi buoni. Peccato che nella nostra regione solo il 2% dei quasi 27 milioni di voucher venga utilizzato per questo tipo di lavori”. A dirlo Daniele Gazzoli, segretario della Cgil Lombardia, che aggiunge: “Oggi i voucher sono usati soprattutto in settori che hanno una copertura contrattuale, come il commercio, il turismo, i servizi. Significa che i datori di lavoro sostituiscono il lavoro contrattualizzato con quello precario pur di abbattere il costo del lavoro”.

Salario più basso e meno diritti, nessuna prestazione a sostegno del reddito: sono queste le condizioni in cui migliaia di persone lavorano in negozi, ristoranti, servizi al terziario, pulizie, giardinaggio, manifestazioni sportive e culturali, grandi imprese. Spesso chi lavora coi voucher lo fa accanto ad un dipendente che ha un contratto. Stesse mansioni, trattamenti diversi. E allora dove sta l’accessorietà?

“Oggi gli unici limiti posti ai voucher sono di tipo economico – sottolinea Gazzoli -, per il resto il loro utilizzo è libero. In Lombardia esistono casi eclatanti di grandi aziende in cui il 90% dei dipendenti è pagato coi buoni. Queste persone non hanno diritto non solo ad un salario dignitoso, ma anche a tutte le altre misure di tutela, tra cui la formazione sulla sicurezza e salute sul posto di lavoro”.

C’è poi un ulteriore dato critico. Accanto ai settori lavorativi già citati, l’Inps segnala più di 13 milioni di voucher venduti in Lombardia per “attività non classificate”. “L’Inps non comunica chi siano i grandi utilizzatori. Quali imprese distribuiscono la metà dei voucher venduti nella regione? Sappiamo che stanno nel manifatturiero, nell’edilizia. E quanti nella Pubblica Amministrazione? Come viene gestito, in queste realtà, il lavoro accessorio? Ci piacerebbe saperlo. Stiamo parlando anche in questo caso di attività lavorative che potrebbero essere svolte con un normale contratto”.

I voucher, insomma, stanno sostituendo tutte le comuni forme di lavoro, allargando il bacino dei precari, e senza lasciare nessuno spazio alla contrattazione e alla tutela che il sindacato potrebbe agire. La Cgil avrebbe voluto chiedere un interpello al Ministero del Lavoro sul caso di alcuni netturbini pagati coi ticket in due comuni del mantovano. Ma la norma, così com’è scritta, non ha consentito nessuna azione di difesa.

La Cgil vuole cancellare il sistema voucher e il loro utilizzo distorto – dice ancora Gazzoli -. Vogliamo riscrivere la norma sulla base di quanto proposto negli articoli 80 e 81 della Carta dei diritti universali del lavoro. Vogliamo che il lavoro accessorio sia riconducibile ad un contratto”.

“Sappiamo che c’è sfiducia nel futuro. Il lavoro che la Cgil sta facendo è anche culturale e sociale, vogliamo far capire alle persone che le cose possono cambiare, in meglio. La Carta dei diritti dice che tutti devono avere un lavoro, e il lavoro deve essere dignitoso nelle sue condizioni economiche e normative”.

E ancora: “A chi dice ‘meglio i voucher che niente’ rispondiamo: meglio un contratto come si deve. Per questo invitiamo a votare sì ai due referendum su voucher e appalti, e chiediamo con forza al Parlamento di approvare la Carta dei diritti. Vogliamo ristabilire le giuste condizioni di lavoro per tutti”.

 

Per conoscere il numero di voucher venduti in Lombardia, provincia per provincia, negli anni 2015 e 2016, clicca qui: Tabella voucher Lombardia