Le Brigate del lavoro nelle campagne pugliesi a sostegno dei braccianti

in UFFICIO STAMPA

Partono all’alba, raggiungono le campagne e appena scorgono i braccianti si fermano a parlare con loro. Le Brigate del lavoro, militanti della Flai Cgil, in questi giorni sono a Lecce e a Foggia

Attaccano bottone coi lavoratori nei campi dei pomodori e delle angurie, dell’aglio, delle zucchine. Distribuiscono acqua, cappellini, volantini che indicano le sedi della Cgil in diverse lingue. Ma soprattutto fanno domande, cercano di capire da dove provengono i braccianti, dove vivono, se hanno un contratto, quanto vengono pagati.

La Flai Cgil cerca di raggiungere quante più persone possibili. “Stamattina è arrivato il proprietario dei terreni in cui ci trovavamo, ha preso i cappelli, ce li ha buttati addosso, ci ha cacciati via”, racconta Claudio Superchi, segretario generale Flai Cgil Lombardia, partito con le brigate insieme ad altri lombardi.

Capita anche questo. Capita anche di incrociare i caporali. “Li riconosci subito”, sostiene Giancarlo Venturini, Flai Cgil Lombardia. “Guidano pullman stra carichi di persone, li portano in campagna. Non succede solo in Puglia, funziona così dappertutto, anche nella nostra Franciacorta”.

Nel giro di una settimana la Flai lombarda ha incontrato, tra Lecce e Foggia, più di un centinaio di lavoratori. “Bisogna fare un lavoro di ricerca certosino per scorgerli dietro i vigneti, o piegati sulle piante”, racconta Superchi.

“Si fidano della Cgil, e di nessun’altro sindacato. Gli diamo appuntamento nelle Camere del Lavoro per leggere le buste paga e rispondere alle loro domande”.

La manovalanza nei campi di pomodori e di angurie è soprattutto straniera, in maggioranza africana. I braccianti italiani lavorano negli uliveti e nei vigneti, dove è richiesta una professionalità più alta. Lavorano tanto, anche nelle ore più calde, nonostante sia vietato dalle ordinanze comunali.

“Sono persone che svolgono ogni tipo di mansione, spostandosi ciclicamente  – dice Superchi -. Molti di loro d’inverno fanno i carpentieri o i muratori a Milano, poi d’estate si trasferiscono nelle campagne del Meridione. Servirebbe una mappatura informatica, per capire dove stanno lavorando, qual è il loro percorso, contattarli e aiutarli in modo più strutturato”.

Vivono in case in affitto, in alloggi di fortuna o nelle tendopoli allestite dai comuni in occasione del periodo di raccolta. “Il ministero – denuncia Superchi – avrebbe dovuto mandare i container richiesti dalle amministrazioni comunali, ma non sono ancora arrivati. Ormai è tardi, la stagione dei pomodori sta per finire, i braccianti si sposteranno, magari in Sicilia, a raccogliere le arance”.

Il 27 luglio le Brigate del lavoro hanno visitato una delle tendopoli più grandi della provincia leccese, quella della masseria Boncuri, a Nardò.

“I migranti ci hanno raccontato di guadagnare 5 euro all’ora per riempire un cassone di pomodori del peso di un quintale. La Flai Cgil di Lecce si reca da loro ogni mercoledì per portare sostegno e aiuto nelle difficoltà che patiscono ogni giorno. Hanno bisogno di tutto per sopravvivere. Abbiamo deciso, come Flai Lombardia, di acquistare per loro dei sacchi a pelo”.

Ai lombardi che si trovano in Puglia in questi giorni, questa esperienza sta insegnando quella che Superchi chiama “la grandezza della difficoltà di fare sindacato di strada”.

“Lavorando sul campo, osservando coi nostri occhi, abbiamo scoperto anche le lacune, ingenue, dei nostri ragionamenti” afferma il sindacalista. “Abbiamo capito quanto le proposte politiche abbiano bisogno di confrontarsi con la realtà per funzionare davvero”.

La legge sul caporalato, per esempio. “È una grande conquista sociale – sottolinea Superchi – ma rischia di rimanere incompiuta. Servono gli strumenti per concretizzarla. Servono accordi con le prefetture per avere regole certe sulle politiche abitative, per esempio, o sui trasporti. Solo garantendo abitazioni dignitose ai braccianti e una rete di trasporti efficiente possiamo evitare che i migranti cadano nelle mani dei caporali e del gioco al massimo ribasso”.

Giovedì 27, un’ora dopo il passaggio della Flai nella tendopoli di Nardò – vedi un po’ il caso –  i carabinieri hanno arrestato un caporale che trasportava dieci persone su un furgoncino che poteva contenerne la metà, diretti verso l’azienda agricola di un imprenditore, a sua volta denunciato.

Il giorno dopo le istituzioni, le parti sociali, i sindacati hanno siglato a Lecce un accordo sulla tutela dei lavoratori migranti di Nardò, che per la prima volta prevede l’utilizzo di fondi europei per implementare i trasporti, i centri per l’impiego, l’assistenza e l’integrazione.

Le Brigate del lavoro restano in campagna anche ad agosto.

 

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