Migranti. L’inclusione passa dalla parità di trattamento

in Migrazioni, UFFICIO STAMPA

Difendiamo lavoratrici e lavoratori migranti per difendere tutti

Oggi, 18 dicembre, si celebra la Giornata Internazionale del Migrante, istituita dopo la firma, il 18 dicembre 1990, della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie.

Tra i 51 Paesi che hanno ratificato la Convenzione non troviamo quelli a forte pressione migratoria, tra cui l’Italia. Non è un caso se nel nostro paese i principi della Convenzione, improntati alla protezione sociale ed economica dei migranti e delle loro famiglie, non sono del tutto rispettati.

 

 In Italia i migranti sono collocati nel mercato del lavoro in una condizione di subalternità rispetto ai cittadini italiani.

Ci troviamo di fronte ad una vera e propria  “segmentazione etnica” del mercato del lavoro italiano per cui i lavoratori migranti sono inseriti prevalentemente in quei settori nei quali le condizioni di lavoro sono spesso pesanti, precarie, pericolose e poco pagate: circa i due terzi svolgono professioni non qualificate o operaie (appena il 6,7% professioni qualificate); spesso sono sovraistruiti rispetto alle mansioni svolte (lo è il 37,4% contro il 22,2% degli italiani), mentre 1 su 10 è sottoccupato; la loro retribuzione (in media 999 euro netti mensili) è inferiore del 27,2% rispetto a quella degli italiani e l’anzianità di servizio attenua poco questo divario.

Tutto ciò dice che il mercato del lavoro italiano è attraversato da “lavoro povero” che fruisce in maniera funzionale dei lavoratori migranti, a loro volta vincolati dalla legge Bossi-Fini a svolgere un’attività di lavoro per garantirsi il diritto a soggiornare in Italia. Da quest’ultimo punto è necessario ripartire.

L’universalità dei diritti è lo strumento che permette di riequilibrare la situazione ed evitare la deriva verso lo sfruttamento e il dumping salariale. Non può passare la logica che i migranti “ci hanno sottratto il lavoro e le nostre condizioni di lavoro sono peggiorate per colpa loro”. Non è così. Vale il ragionamento contrario: dobbiamo occuparci dei lavoratori migranti affinché non peggiorino di più anche le condizioni di lavoro di lavoratrici e lavoratori italiani. Lasciar sfruttare i migranti determina difficoltà sul lavoro anche per tutti gli altri.

Il contrasto delle disuguaglianze di trattamento dei migranti ha permesso di tutelare altre categorie deboli del mercato del lavoro. L‘universalità dei diritti si traduce anche con la rappresentanza dei lavoratori migranti nei luoghi di lavoro e con una politica contrattuale che tenga conto delle esigenze di tutte le identita’ che stanno nel lavoro.

 

L’inclusione passa attraverso la parità di trattamento. I diritti non sono tali se non sono riconosciuti a tutti.

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