#Finoallalegge non smobilitiamo, anzi, #cimettiamoletende

in UFFICIO STAMPA

A Brescia un’iniziativa di Flai Cgil Lombardia. Verso la Carta dei diritti

La tenda rossa è arrivata a Brescia, in una bella mattinata di sole, portata in piazza dalla Flai Cgil Lombardia, proprio nella giornata in cui il Senato discute la conversione in legge del decreto che abroga i voucher e ripristina la responsabilità solidale negli appalti.

“La data dei referendum, il 28 maggio, resta in calendario – ha detto il segretario generale della categoria Claudio Superchi -. Con una buona legge possiamo evitarli. Ma noi continueremo a restare in piazza, per la Carta dei diritti universali del lavoro”.

Brescia, terra “di vendemmia e di lavoro, non sempre buono”. A dirlo Silvia Spera, segretaria della Camera del Lavoro territoriale. “Qui nel 2016 sono stati venduti 4 milioni di voucher. C’è un abuso evidente. Non ci piace l’idea di diritti usa e getta, che si comprano e poi finiscono”.

Ecco perché la Cgil ha raccolto le firme per i due referendum popolari sul lavoro, e per la Carta dei diritti. Il primo traguardo il 6 aprile, con la Camera che approva il decreto su voucher e appalti licenziato dal Consiglio dei Ministri.

“Ma noi sappiamo che il decreto è nato più dal timore di perdere i referendum, che dalla convinzione di voler migliorare il mondo del lavoro”. Così la segretaria Cgil Lombardia Valentina Cappelletti, oggi a Brescia.

Se il Senato voterà a favore, trasformando i nostri quesiti in legge, bene. Altrimenti continuiamo la campagna elettorale. Non temiamo il voto. Abbiamo in testa un progetto di cambiamento, di dignità del lavoro. Tra i lavoratori ‘ci piantiamo le tende’, la testa, il cuore”.

Lavoratrici e lavoratori dell’agroindustria hanno grossi problemi con gli appalti. “Permettono di bypassare leggi e contratti”, ha detto Enrico Nozza Bielli, Flai Cgil Brescia, che in piazza ha raccontato due vicende eclatanti.

La prima, un caseificio a Cigole, 46 dipendenti. Qualche anno fa la dirigenza comunica la crisi, consuma le ferie dei lavoratori che vanno in negativo di 300 ore. Poi comunica la scissione parziale dell’azienda, trasferisce 36 persone ad un’altra società affidandole le attività primarie, che però, da contratto, non possono essere appaltate.

L’azienda non consegna il piano industriale ai sindacati. E’ sciopero. Parte la scissione dell’appalto, e in 31 vengono sospesi, molti a 0 ore, per un anno. Tra i 31 ci sono tutti i sindacalizzati.

Pochi mesi dopo i lavoratori ricevono un ordine di servizio: presentarsi in un altro caseificio, a Carpi. Perché? Non si sa. L’azienda non parla. E’ di nuovo sciopero, che l’azienda contesta come assenza ingiustificata, fino a licenziare i delegati sindacali.

Poi chiama alla spicciolata i dipendenti, spiega che per lavorare devono dimettersi e passare all’altra società, che applica il contratto pulizie industriali – eppure produce robiola. Non solo, devono firmare un verbale di rinuncia ad ogni azione legale.

Molti lavoratori, messi alla fame, accettano. Gli altri licenziati e sostituiti da personale a termine. Su ricorso della Flai Cgil, il tribunale decreta che i licenziamenti sono illegittimi. Nel frattempo però, la società nata dallo scorporo fallisce.

Per effetto dell’attuale legge sugli appalti, bisogna rifare la causa da zero per sperare di recuperare i soldi”, ha spiegato Nozza Bielli.

La seconda storia riguarda un’azienda di Rovato che non solo tratteneva almeno 200 euro dalle buste paga, pagando un po’ in nero un po’ no, facendo lavorare i dipendenti 15 ore al giorno, elogiando il personale per poi minacciarlo se avesse scioperato.

Cambiata la cooperativa in appalto, l’azienda pensa bene di chiamare a rapporto il personale. “Vuoi continuare a lavorare? Firma le dimissioni e garantisci che non ci farai causa”. Questo è l’andazzo. Non solo a Brescia ma in altri territori lombardi, come hanno raccontato oggi i lavoratori.

“Se ci fosse la responsabilità solidale l’esito di questa e di altre brutte vicende sarebbe stato diverso, più rapido, meno drammatico”, ha detto Nozza Bielli. “Noi siamo in campo per i diritti. Gli articoli 88-91 della Carta universale normano la gestione degli appalti. La Carta è una legge organica di cui abbiamo decisamente bisogno”.

“La nostra tenda rossa gira per l’Italia da oltre un anno – ha sostenuto Sara Palazzoli, segretaria Flai Cgil nazionale, in conclusione dell’iniziativa a Brescia -. Abbiamo voluto simbolicamente ‘piantare le tende’, in ogni luogo dove ci sono vertenze da affrontare”.

La Flai vuole metterci la faccia, per la dignità dei lavoratori. Per il lavoro di qualità. Oggi aspettiamo la legge su voucher e appalti, vicini ai compagni e alle compagne che stanno presidiando Palazzo Madama”.