Giornata mondiale contro le discriminazioni razziali. L’impegno della Cgil per sostenere solidarietà e accoglienza

in UFFICIO STAMPA

 

 

In tutto il mondo il 21 marzo viene celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato questa giornata in memoria del massacro del 1960 a Sharpeville, dove 69 manifestanti vennero uccisi dalla polizia perché protestavano pacificamente contro le leggi razziste di quel regime.

Ancora oggi è necessario ribadire che il diritto all’uguaglianza e alla non discriminazione rappresentano principi inalienabili e che, come afferma la Dichiarazione universale dei diritti umani, “tutti gli esseri umani sono nati liberi e uguali in dignità e diritti, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.

La cronaca ci restituisce una realtà nella quale gli atti e i comportamenti discriminatori – anche da parte delle istituzioni -, così come la comunicazione intrisa di intolleranza e di razzismo riescono a trovare sempre più spazio.

La menzogna è l’elemento su cui poggia la narrazione quotidiana di temi sensibili come quello dell’immigrazione, e ciò provoca il diffondersi di una percezione pubblica di pericolo molto distante dalla realtà.

È inevitabile poi che il passo verso comportamenti che nella quotidianità talvolta assumono i tratti della minaccia e della violenza sia breve.

La Lombardia è stata attraversata da episodi molto gravi sui quali la CGIL è intervenuta puntualmente e con determinazione: i fatti di Melegnano, il “caso Lodi” ed altri ancora non hanno fatto altro che segnare la distanza tra soggetti che vivono in condizioni molto simili, instillando il concetto che il “male tuo è il bene mio”. Niente di più fuorviante.

La preoccupazione è anche verso gli effetti del “decreto sicurezza” sulla condizione delle persone, con la messa in discussione di alcuni diritti acquisiti in nome di una maggiore apparente sicurezza, mentre si tratta di una legge che crea discriminazioni ma anche precarietà e incertezza nelle persone, tutte.

La prospettiva della CGIL è quella di lavorare per attivare processi di realizzazione di una convivenza positiva, che eviti la sterile contrapposizione sociale tra persone che vivono lo stesso territorio, che lavorano fianco a fianco, con politiche attive sul piano dell’inclusione e dell’integrazione, convinti che non possono essere la paura e il rancore a farla da padroni: non i migranti, ma la diseguaglianza e l’ingiustizia sociale sono i veri nemici di tutti.