6 febbraio, Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili

in Migrazioni, Politiche di genere, UFFICIO STAMPA

Cgil Lombardia: applicare la legge per prevenire e contrastare la violenza, sostenere le vittime, affermare l’intangibilità del corpo femminile

Martedì 6 febbraio è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili istituita dalle Nazioni Unite. Le mutilazioni genitali sono una forma di violenza, di cui sono vittime le bambine e le donne, assimilabile alla tortura perché provocano danni fisici permanenti e traumi psicologici. Insieme alla violenza psicologica, fisica, sessuale (compreso lo stupro), al matrimonio forzato, agli atti persecutori come lo stalking e alle molestie sessuali, le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti umani e una forma estrema di privazione della libertà delle donne, nella sfera pubblica e in quella privata.

È una pratica fondata su un inaccettabile dominio patriarcale che si perpetua, tuttavia, con pratiche di donne contro altre donne e che ha lo scopo di riprodurre la subordinazione attraverso il controllo violento della sfera sessuale.

In Italia si stima che le donne che hanno subito una forma di mutilazione genitale durante l’infanzia siano tra le 60.000 e le 80.000.
Negli ultimi anni l’Italia è stata interessata dall’arrivo via mare di donne che hanno chiesto la protezione internazionale, provenienti da Paesi dove la pratica delle mutilazioni genitali è ancora diffusa: Eritrea, Somalia, Nigeria, Guinea, Sudan, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio.

Le mutilazioni genitali – così come i matrimoni forzati – rappresentano una forma di violenza contro le donne che rientra nella fattispecie degli atti di persecuzione individuati dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ripresa dalla Direttive Europee in materia e dalla normativa nazionale, ragione per cui è possibile il riconoscimento dello Status di rifugiato politico.

L’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica); si è dotata di una legge per la prevenzione ed il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile (Legge 9 gennaio 2006 n. 7), di linee guida tese ad individuare precocemente le vittime di mutilazioni e/o di altre pratiche dannose. Ma la legge spesso non basta.

L’azione di protezione e di sostegno alle vittime passa attraverso la capacità di saper cogliere e riconoscere le situazioni di violenza, riuscire a farle emergere, per prevedere misure di supporto secondo percorsi personalizzati. L’attività di prima accoglienza e dei servizi territoriali di tutela socio-sanitaria rappresentano il primo contatto con l’Italia per molte donne non native; per questo è importante che il personale dei servizi e i servizi stessi siano messi nelle condizioni di poter affrontare queste problematiche, con la consapevolezza che si tratta di un tema alquanto delicato che spesso si intreccia con altre situazioni di cui le donne sono vittime, come la violenza sessuale e fisica, la tratta e la compravendita, lo sfruttamento sessuale, vissute lungo tutto il percorso migratorio che porta fino all’Italia e all’Europa, dove non sempre trovano soluzione.

A questa attività di sostegno delle vittime deve però affiancarsi un lavoro altrettanto importante di prevenzione insieme alle comunità straniere, affinché il valore della intangibilità del corpo delle donne e della loro integrità fisica e psichica siano garantite a tutte e, in particolare, alle giovani di seconda generazione.

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